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Pecunia non petrolet

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Le sanzioni servono ad arricchire

Il commercio di petrolio tra Russia e India ha destato preoccupazione all’interno dell’Unione europea, che ha deciso di agire contro l’importazione di prodotti petroliferi indiani derivati dal petrolio russo. Queste azioni rappresentano rare critiche esplicite al ruolo dell’India nell’aiutare la Russia a eludere le sanzioni occidentali durante la guerra in Ucraina.
L’India è diventata il principale acquirente di petrolio russo dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte di Mosca nel febbraio del 2022. L’accesso al greggio russo a basso costo ha incrementato la produzione e i profitti delle raffinerie indiane, consentendo loro di esportare prodotti raffinati in modo competitivo in Europa e di acquisire una quota di mercato sempre maggiore.

L’Europa non ci sta e annuncia misure contro l’India
Il capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha dichiarato in un’intervista al “Financial Times” che l’Ue non è preoccupata dall’aumento del commercio di petrolio tra Russia e India, ma ha sollecitato misure contro l’India che rivende il petrolio russo in Europa come carburante raffinato, inclusi il diesel e la benzina. Borrell ha affermato che ciò costituisce una violazione delle sanzioni e che gli Stati membri devono adottare provvedimenti in merito.
Durante il suo incontro a Bruxelles con il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, Borrell ha sollevato la questione. Jaishankar ha risposto che, secondo le regole sulle sanzioni dell’Ue, il petrolio russo trasformato sostanzialmente in un paese terzo non viene più considerato un prodotto russo. La questione sarà discussa ulteriormente tra l’Europa e l’India, ma con un approccio collaborativo piuttosto che accusatorio.
Le raffinerie indiane, che in passato acquistavano raramente petrolio russo a causa dei costi di trasporto elevati, hanno importato tra i 970.000 e i 981.000 barili al giorno nell’anno fiscale 2022/23, rappresentando oltre un quinto delle importazioni totali di carburante del paese. Inoltre, il più grande produttore di petrolio russo, Rosneft, e la principale raffineria indiana, Indian Oil Corporation, hanno firmato un accordo per aumentare e diversificare notevolmente le qualità di petrolio fornite all’India.
Secondo i dati di tracciamento delle navi di Kpler, le principali aziende indiane esportatrici di combustibili raffinati e acquirenti di petrolio russo sono Reliance Industries e Nayara Energy. Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, l’India esportava in Europa una media di 154.000 barili al giorno di gasolio e carburante per aeromobili, ma questa cifra è salita a 200.000 barili al giorno dopo il divieto completo dell’Ue sulle importazioni di prodotti petroliferi russi dall’5 febbraio di quest’anno.

Come agirà l’Ue
L’Ue, per arginare il flusso di petrolio russo proveniente dall’India, si affiderà alle autorità nazionali degli Stati membri per l’implementazione di meccanismi adeguati. Borrell ha suggerito che l’Ue potrebbe prendere di mira gli acquirenti di combustibili raffinati indiani che derivano dal petrolio russo, affermando che bisogna individuare chi sta acquistando tali prodotti.
Questo sviluppo potrebbe rappresentare un duro colpo per l’economia indiana, poiché il petrolio raffinato è la principale esportazione del paese. Le restrizioni alla vendita di tali prodotti avrebbero un impatto significativo sull’industria e potrebbero esercitare una maggiore pressione sull’India affinché riconsideri la sua relazione economica con la Russia, che si è intensificata a partire dall’inizio della guerra in Ucraina.
Mentre l’Ue e l’India continuano a discutere la questione, sarà interessante osservare come si svilupperanno gli sforzi per affrontare il flusso di petrolio russo verso l’Europa attraverso l’India. La cooperazione tra le parti coinvolte potrebbe essere essenziale per trovare una soluzione equilibrata che tuteli gli interessi di entrambi i paesi e garantisca il rispetto delle sanzioni internazionali.

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