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Per qualcuno piaghe d’Apocalisse

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Il virus nella vita dei terremotati abbandonati al loro destino

Un terremoto nel terremoto. L’Italia “zona rossa” per il coronavirus si abbatte come una mannaia sulle speranze di ripresa delle popolazioni terremotate dell’Umbria, delle Marche, del Lazio e dell’Abruzzo, che da quasi 4 anni attendono l’avvio della ricostruzione. Il viaggio tra la disperazione e la sfiducia di persone e amministratori corre sulla dorsale appenninica, da Camerino a Norcia, passando per Cascia, Visso, Castelsantangelo sul Nera e Ussita. Sindaci e imprenditori sanno di dover far fronte a un’emergenza forse ancora più grave di quella vissuta con gli eventi sismici del 2016. La gente è disorientata, davanti vede solo il buio e c’è chi come Deborah, giovane barista di Norcia, pensa di andarsene altrove. Intanto città e paesini sono deserti, l’invito a restare a casa sembra essere rispettato, di turisti ovviamente nemmeno l’ombra. “Questo è un altro autentico terremoto che ci mette ancora più in ginocchio rispetto al sisma, è difficile capire come ne usciremo”, dice preoccupato Alessandro Morani, commerciante di Visso.
“Se i turisti non possono spostarsi per noi di Norcia sarà difficile andare avanti, sono tanto demoralizzata”: parole di Valentina, commessa di una delle poche norcineria rimaste aperte. Il sindaco di Cascia, Mario De Carolis, a proposito di turismo, parla di “nuovo stato di emergenza, ci eravamo appena un po’ ripresi e adesso siamo di nuovo a terra, serve un aiuto straordinario”. A suffragare le parole del sindaco della città di Santa Rita, è Damocle Magrelli, proprietario di tre alberghi a Cascia: “Siamo costretti a chiudere, questa è di gran lunga una situazione più complicata del sisma, non ci resta che affidarci alla fede”.
Intanto i sindaci di Norcia e Castelsantangelo, Nicola Alemanno e Mauro Falcucci, invocano “misure straordinarie a sostegno di famiglie e imprese”. “Se finita l’emergenza sanitaria l’Italia avrà bisogno di misure di sostegno alla semplificazione e all’economia pari a 10, le aree terremotate avranno necessità dello stesso sostegno ma con un coefficiente pari a 100”, sottolinea Alemanno. La vice sindaco di Visso, Patrizia Serfaustini, chiede alla gente di non arrendersi e invita i governanti a “comprendere cosa significa stare in zona rossa, adesso voglio sperare che colgano il reale disagio”.
Chi si dice preoccupato sopra ogni misura è il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia, dopo che la Regione Marche ha di fatto smantellato l’ospedale cittadino per trasformarlo in uno dei presidi di ricovero per i contagiati del coronavirus. “Una decisione – torna a dire Sborgia – assurda. Siamo in un’area ad elevato rischio sismico e non abbiamo più un presidio ospedaliero, lo Stato ci deve immediatamente soccorrere con un ospedale da campo”. Quello dell’ospedale camerte è un tema sentito molto tra gli anziani dell’entroterra maceratese.

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