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ma non è vero che il sangue di una bambina non ha prezzo

Ha violentato e torturato la figlioletta di cinque anni fino a ucciderla, perché non era certo della sua verginità. La piccola è morta a seguito delle ferite riportate. Il padre, invece, è stato liberato dopo aver pagato “il prezzo del sangue”.
DUBITAVA DELLA SUA VERGINITÀ – È l’Independent a raccontare questa orrenda storia che viene dall’Arabia Saudita: Fayhan al-Ghamdi è un “tele-predicatore” molto noto nel suo paese, ed è accusato di aver ucciso Lama, la figlia di cinque anni. L’uomo ha ammesso di aver usato bastoni e corde per picchiarla, e di averla violentata dopo aver dubitato della verginità della bambina. Dopo la violenza, l’ha portata da un dottore che ha constatato fratture multiple al cranio, alla schiena, alle costole, al braccio sinistro e numerose ecchimosi e bruciature. La bimba è morta.
IL PREZZO DEL SANGUE – L’associazione saudita Women to Drive ha spiegato che, invece che essere condannato alla pena di morte o all’ergastolo, Ghamdi è stato in carcere solo pochi mesi e poi rilasciato per aver pagato “il prezzo del sangue”: un’usanza della legge islamica che prevede una sorta di risarcimento in denaro per la madre di un bambino ucciso. Così l’uomo ha acconsentito a versare una somma di poco superiore ai 36.000 euro alla madre di Lama, dal momento che il giudice ha ritenuto questa sorta di multa e i mesi trascorsi in carcere una pena “sufficiente” per il crimine commesso dall’uomo. Il quotidiano britannico ha anche sottolineato che il “prezzo del sangue” per una bimba uccisa è la metà di quello che dovrebbe essere pagato se a morire è un maschietto.
LA RABBIA DELL’OPINIONE PUBBLICA – Nonostante il rigido sistema penale saudita, Women to Drive ha spiegato che in questo paese un padre non può essere condannato per l’omicidio dei propri figli o delle proprie mogli. Ma il caso di Lama ha scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica che si è riversata in massa su Twitter sull’Hashtag #AnaLama (Io Sono Lama), mentre tre attivisti sauditi hanno presentato ricorso contro la sentenza.
Per la cronaca: parliamo del principale alleato dell’Occidente nel mondo arabo.
Armiamo i suoi eserciti di fanatici perché impongano questi costumi nei Paesi più avanzati che accusiamo di non essere democratici, paesi dove convivono armonicamente clan, etnie, comunità religiose e che, dopo l’intervento congiunto tra jihadisti e progressisti occidentali sprofondano all’inferno come accadde per l’Iraq.

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