sabato 20 Luglio 2024

Perchè si prevede la tregua

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altBattisti vale le Fremm? Scommettiamo di no

L’Italia non si arrende e farà valere i propri diritti in tutte le sedi. Con queste parole Silvio Berlusconi ha chiuso la dichiarazione rilasciata poco dopo l’ufficializzazione del rifiuto brasiliano di estradare Cesare Battisti. Ma al di là dell’indignazione e della doverosa solidarietà con le vittime di Battisti ed i loro familiari, quali strumenti ha l’Italia per premere sul Brasile? O, più esattamente, fino a che punto vorrà spingersi l’Italia per far sentire al Brasile quella che con un eufemismo potremmo chiamare “contrarietà”?
Il punto non è giuridico, ma politico. Come il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricordò nel 2009 al collega brasiliano Lula, che oggi ha lasciato il posto, è chiaro a tutti che il terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo fu condannato all’ergastolo perché giudicato colpevole di ben quattro omicidi commessi, nel 1978 e 1979 per finalità di terrorismo.
Per la fuga dell’imputato, i processi si svolsero in contumacia ma, come riconobbe nel 2006 la corte europea dei diritti dell’uomo e come confermò la Francia nel concederne l’estradizione, con la piena tutela dei suoi diritti: Battisti fu rappresentato dal difensore di fiducia che aveva nominato.
Ma se i fatti sono chiari ed incontestabili, più confuse sono le opzioni per reagire.
Poco peso avranno le iniziative strettamente diplomatiche. Inutile si è già dimostrata la convocazione dell’ambasciatore del Brasile José Viegas Filho da parte del sottosegretario Gianni Letta il 21 dicembre, e simbolico si dimostrerà il richiamo a Roma per consultazioni dell’ambasciatore d’Italia in Brasile Gherardo La Francesca.
Il governo italiano intanto appare diviso tra lo sdegno e il timore di danneggiare i rapporti con un importante partner commerciale e industriale. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva sparato a zero sul caso Battisti già nel luglio 2010 a Farnborough, ma è dubbio che la minacciata chiusura della rappresentanza militare italiana del programma AMX infastidisca più di tanto, anche perché al cacciabombardiere restano restano ormai pochi anni di servizio.
Molto di più peserà il desiderio di non ostacolare l’accordo di cooperazione strategica italo-brasiliano che il parlamento dovrà votare nelle prossime settimane. E, più concretamente, nessuno vuole buttare a mare le trattative per la vendita al Brasile di cinque fregate FREMM e dieci corvette, ormai prossime ad una conclusione positiva che avrebbe forti ricadute per Fincantieri e Finmeccanica. Più avanti ci sono altre opportunità, a partire dalla sostituzione degli EMB-326 Xavante con l’M-346 . Né, per passare al campo civile, vi sono strumenti giuridici per impedire ad Alitalia di procedere con l’acquisto dei bireattori regionali Embraer.
La questione è insomma complicata. Se dovessimo scegliere tra una difesa ad oltranza della dignità nazionale offesa in modo brutale e il pragmatismo commerciale, scommett eremmo sul secondo. Per qualsiasi governo, e tanto più in tempo di crisi, un Battisti non vale le FREMM.

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