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Pericolo di pericolo

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Le accuse kafkiane contro Terza Posizione

 

Quarant’anni fa, il 23 settembre 1980, nell’anniversario della fondazione della Repubblica Sociale, vennero spiccati mandati di cattura internazionali nei confronti di una trentina di quadri militanti di Terza Posizione, alcuni dei quali ancora minorenni.
Per il blitz vennero fatte convergere forze ingenti di polizia nella capitale, circa cinquecento uomini!
Un’operazione in grande stile, francamente eccezionale, del mai visto prima.
Quasi che la democrazia consociativa, partigiana, mafiosa e massonica si considerasse minaccata da TP.
O più semplicemente l’odiasse.

La requisitoria dell’accusa non nascondeva l’assenza di fatti gravi da imputare al movimento ma coniò la formula “pericolo di pericolo” sostenendo che, a causa del fanatismo del gruppo, se i capi avessero deciso d’intraprendere qualcosa di grave, si sarebbe sicuramente commesso.
Si andò addirittura oltre il processo alle intenzioni, non solo oltre lo spirito della legge.
Allora nessuna legislazione europea proteggeva i detenuti, sicché le assoluzioni del movimento e di quasi tutti gli imputati vennero pronunciate solo dopo quattro anni e mezzo di reclusione. I latitanti e qualche altro quadro venimmo condannati per reati associativi in quanto i giudici stabilirono che esisteva al nostro interno una struttura clandestina, mai manifestatasi e mai operativa. Oltretutto corrispondente esattamente alle gerarchie ufficiali del movimento, quindi priva di senso.
Tutto questo fu il frutto di un vero e proprio odio, scaturito dall’averci annusati e riconosciuti come espressione di quell’archetipo eterno contro cui si ribella chi odia la Forma.
Ne andiamo orgogliosi!

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