Tra lo Scorpione e Orione.
Il Carso triestino può essere fonte di grandi sorprese, anche dal punto di vista archeologico. Due grandi pietre circolari risalenti a scavi passati condotti nel borgo di Rupinpiccolo, nei pressi del Castelliere, hanno preso importanza solo di recente, grazie al lavoro di ricerca di Federico Bernardini, archeologo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Ictp-Centro internazionale di fisica teorica di Trieste.
La forma insolita dei reperti ha attirato gli scienziati. “I reperti erano rimasti là, non erano stati riconosciuti come manufatti antichi di un certo interesse”, afferma Bernardini in una intervista a Il Piccolo di Trieste. La forma insolita delle pietre è il primo aspetto da cui è attirato l’archeologo: una prima intuizione che lo porta a un’ulteriore scoperta.
“Mi occupo da molto tempo del Carso e dei Castellieri, ma vedere delle pietre tonde e lavorate mi aveva incuriosito”, racconta Bernardini. Girandone una, trova una serie di incisioni che disegnano un pattern preciso, quelle più evidenti rappresentano una sorta di uncino. I segni sul reperto lo spingono a un ulteriore desiderio di approfondire, riconoscendo in essi una somiglianza con la costellazione dello Scorpione. Da quel momento entra in gioco il supporto di Paolo Molaro, astronomo dell’Inaf-Osservatorio astrofisico di Trieste, contattato da Bernardini per accertarsi sulla verosimiglianza con la costellazione individuata. Dopo una sua risposta positiva, parte una collaborazione interdisciplinare per portare avanti la ricerca.
“Sullo stesso lato di una pietra si trovano due costellazioni, dello Scorpione e di Orione”, sottolinea al quotidiano triestino Bernardini. Interessante – continua l’archeologo – è notare che proprio queste due costellazioni marcano il passaggio tra due stagioni diverse: questa pietra poteva, quindi, essere uno strumento pratico in un passato in cui gli astri avevano un ruolo fondamentale per cadenzare le attivita’ agricole e scandire le stagioni.
La seconda pietra ritrovata a Rupinpiccolo, invece, non presenta particolari incisioni. La sua superficie è completamente liscia e quindi è stata associata al Sole. Un altro ritrovamento di una pietra simile è avvenuto poco distante da Trieste, all’ingresso del Castelliere delle Isole Brioni, in Istria.
“Affascinante è la posizione in cui sono state trovate tutte le pietre. In entrambi gli scavi, infatti, i reperti erano posizionati presso le porte che, nella fase più antica dei Castellieri, erano dei punti sacri che segnavano il passaggio tra l’interno e l’esterno dell’abitato. Sempre vicino alle porte – continua Bernardini – venivano seppelliti i membri più importanti delle comunità”.
Più complesso è, invece, risalire all’epoca dei manufatti. Blocchi simili sono stati ritrovati ad Aquileia. Se le pietre appartenessero al periodo dei Castellieri (1800 a.C. – 400 a.C.) sarebbero una delle prime rappresentazioni della mappa celeste.