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Pietro Golia, personaggio unico

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Il primo a sinistra

Come lo conobbi è di per sé qualcosa che esprime di che pasta era lui.
Liberato da poco da Rebibbia, in quel febbraio di trent’anni fa, ero andato a Napoli con moglie e figlio affinché conoscessero la città da cui da secoli proviene la mia famiglia .
Eravamo ospiti del compagno Ugo Tassinari, ex di Autonomia Operaia con cui si era sviluppata un’amicizia.
Ci stava portando in macchina al centro da dove poi ci saremmo messi a girare per la città.
In Piazza del Plebiscito suonò ripetutamente il clacson e si sbracciò per chiamare qualcuno cui disse: “guarda chi ho in macchina” e m’indicò. Quel qualcuno era lo storico militante nazionalpopolare napoletano Pietro Golia che conobbi così.
Così come poteva accadere solo a lui e solo a Napoli, città in cui la vita è diversa da altrove ed il socialismo popolare ha mille colori, un po’ come nell’America Latina preindustriale.

Lo avrei potuto conoscere per mille altri mezzi: Enzo Cipriano, Puccio Spezzaferro su tutti, ma invece avvenne in questo modo, colà dove, si diceva un tempo, gli estremi si toccano.
Non starò qui a ripercorrere la storia e le gesta di Pietro Golia, che sette anni fa ci lasciò improvvisamente, voglio invece cercare d’immortalare nella memoria una figura che oggi è stridente nella banalità globale fatta di etichette. Perfino quelli che si sentono diversi od originali hanno etichette che li fanno ammuffire (tipo rossobruni). Nessuno più è in sintonia con una società viva, forse perché essa non è più viva.
Pietro Golia era un capopopolo, un populista che amava ogni insurrezione popolare, dalle borboniche alle sessantottine, fu tra i primi di Lotta di Popolo e non demorse mai coltivando il suo sogno a colori di un popolo in lotta.
Pietro è riuscito a far vivere fino all’ultimo, nei suoi sogni e nelle sue capacità di relazioni trasversali, quel popolo in lotta che, al di fuori del suo raggio magnetico, da quel dì che non lotta e che non è popolo. In lui non era un concetto teorico e un’etichetta deficiente, come va di moda ultimamente, ma un sogno che per magia riusciva a far rivivere ininterrottamente.

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