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Più che di Quirinale si tratta di Vespasiano

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Così come andiamo avanti non si può puntare più in alto

Il popolo langue, esausto , la disoccupazione sale, il debito pubblico aumenta, lo strangolamento usuraio attanaglia il ceto medio, ma tutti si trastullano con il toto nomi sul futuro Presidente della Repubblica.
Il ceto parassitario pseudopolitico, formato perlopi
ù da nanetti da giardino, si alambicca i pochi neuroni rimasti, con intrighi nelle pizzerie e nei ristoranti nel Centro di Roma, allo scopo di fottere alleati e nemici, per piazzare qualche cariatide democristiana o socialista della Prima Repubblica al Quirinale
Dopo il “gran Giostraio” che è riuscito nel suo intento golpistico che dura dal 2011 , di togliere di mezzo quella parvenza di volont
à popolare ancora in piedi, ecco spuntare le mezze figure, i comprimari, noti al pubblico solo per aver accumulato prebende ed incarichi a iosa, collezionati nella loro pluridecennale appartenenza al ceto parassitario nazionale, ma ben agganciati ai poteri forti esteri.

Gente di cui le testate giornalistiche e televisive si sprecano a tessere le virtù di moralità, di specchiata onestà, quasi fossero dei novelli Cincinnato , ma di cui ricordiamo solo lo squallore umano e politico.
Al gioco partecipano tutti, da SEL che in omaggio al suo “comunismo rosa shocking” è pronta a votare un vecchio DC come Mattarella, ai 5 Stelle che , in stato confusionale dalla loro nascita, voterebbero oggi un candidato che un anno fa spergiuravano di non voler votare a nessun costo, a Renzi e Silvio che fanno la pantomima, l’uno per tenere insieme il PD l’altro per fare finta di avere ancora qualche margine di autonomia rispetto al cappio che gli hanno messo al collo.
Lo squallore offerto dallo spettacolo in onda è infinito e mentre l’Italia sprofonda, questi giochetti da boudoir della politica, hanno un sapore veramente disgustoso.

Questa Italia cattocomunista, debole, furbetta, dalla doppia morale, che si riempie la bocca di “accoglienza” e di “solidarietà” mentecatta mentre fotte il connazionale o il prossimo, scegliete voi, che vuole sentirsi “progressista “ ma invece regredisce a livelli subumani, che ha in odio il concetto stesso di Patria, di Nazione, d‘Italia, ma vuole solo il proprio tornaconto personale, ci ha trascinato per decenni nella melma. Prima che politica, culturale e quindi umana.

Serve uno scatto, un cambio di passo, umano, etico e culturale, prima che politico: bisogna demolire, le fradice radici intellettualistiche e politiciste di cui si nutre l’elite dominante del Paese, la stessa che si ostina a propinarci da decenni lo stesso copione DC-PCI, riveduto e corretto, in diverse salse .
Una Rivoluzione Culturale, impietosa, irridente, che dia un calcio ai catafalchi ed agli assetti valoriali del passato, che distrugga la nebbia che impedisce di scorgere l’orizzonte, che prenda a martellate le falsit
à della cultura dei “diritti ” e dell’eguaglianza fittizia, intrisa di individualismo piccolo-borghese postsessantottino.Compito primario ed ineludibile, senza lo svolgimento del quale, ogni scorciatoia di affermazione politica è destinata al fallimento, è, strappare all’ oligarchia la sua egemonia culturale.

Siamo convinti, infatti, che le rappresentazioni culturali della classe dirigente, cioè l’ideologia dominante, influiscono in modo determinante sulla coscienza popolare.
Più del modello economico, più del Pil o dello spread, può l’egemonia sulle coscienze.
Nelle società industriali avanzate gli strumenti culturali egemonici come la scuola obbligatoria, i mezzi di comunicazione di massa hanno inoculato una “falsa coscienza” ad ampi strati della popolazione, sino a orientarne il pensiero e l’agire quotidiano.
Nessuna ipotesi rivoluzionaria è anche lontanamente ipotizzabile, se non si abbattono i falsi idoli del liberalismo , del catto-comunismo e del suo ibrido “progressismo” .

Bisogna estrarre dalle coscienze le metastasi prodotte nel tempo, con rigore e precisione chirurgica , senza pietà, indulgenze o compromessi politicisti.
E’ arrivato il tempo di abbattere l’egemonia culturale e questo è il compito prioritario che ognuno è chiamato a svolgere. Con pazienza e determinazione.

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