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Quando Basilea si sposta sulle Ardenne

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I tedeschi lanciano la controffensiva nei confronti degli americani

 

Niente trattamenti privilegiati se non si rispettano le regole. Con il sostegno di Berlino la Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha avvertito gli Stati Uniti: le filiali delle aziende di credito americane attive nella Ue potrebbero anche perdere il privilegio di essere sottoposte alla vigilanza di Washington se non si adegueranno subito alle regole di Basilea III, quelle adottate per contrastare gli effetti della crisi del 2008.
La questione nasce dopo l’annuncio delle tre agenzie bancarie americane il 9 novembre: il prossimo termine del 1° gennaio 2013 (che riguarda l’inizio dell’applicazione graduale dei requisiti di capitale) – hanno detto la Federal Reserve, la Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic) e l’Office of the Comptroller of the Currency (Occ) – non sarà rispettato. Troppi i commenti e le proposte ricevute dalle aziende di credito – in genere molto critiche – per poter varare in tempo i necessari regolamenti.
Non è un no definitivo, quello americano: «Prendiamo sul serio – hanno spiegato le tre agenzie – gli impegni presi in sede internazionale sui tempi dell’applicazione delle regole di Basilea III e stiamo lavorando il più rapidamente possibile per completare il lavoro». Un approccio, questo, ribadito il 14 novembre dal direttore della vigilanza della Fed, Michael S. Gibson, che ha anche accennato a «norme transitorie».
La reazione della Bundesbank è arrivata ieri. «Sono sicura – ha detto il vicepresidente della Banca centrale di Francoforte Sabine Lautenschläger, responsabile della vigilanza bancaria – che gli Stati Uniti si atterranno all’accordo raggiunto dal G-20» sulle nuove regole bancarie. Se questo però non dovesse accadere «dovremo pensare a cosa fare con le banche americane nell’Unione europea dal punto di vista della vigilanza». La sua proposta è che queste filiali possano perdere il «permesso speciale» regolamentare, che permette loro di sottostare alla vigilanza americana e non a quella europea.
Le parole di Lautenschläger sono state subito sostenute anche dal mondo politico. «Siamo usando tutte le nostre energie – ha detto il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble – per fare quello che abbiamo concordato, cioè applicare Basile III in modo tempestivo; e tutti i nostri partner, compresi i nostri amici negli Stati Uniti, si attengono a questo. Abbiamo deciso di applicare le regole allo stesso tempo e dovremmo farlo».
Le norme del trattato di Basilea possono avere un impatto sulla redditività delle aziende di credito (richiedono, tra l’altro, maggiori accantonamenti) e un adeguamento diversificato impedirebbe la creazione di pari opportunità per tutti. Non a caso l’amministratore delegato della Commerzbank, Martin Blessing si è subito introdotto nella discussione – approfittando del palcoscenico offerto dal Frankfurt European Banking Congress – chiedendo una rapida e ampia applicazione delle norme sul capitale di Basilea III, riferendosi proprio agli Stati Uniti e all’ampia discussione che le nuove regole stanno generando oltre Oceano. «Condivido esplicitamente le preoccupazioni sul dibattito negli Stati Uniti, secondo il quale il nuovo regime globale sul capitale e la liquidità delle banche sarebbe “antiamericano”. Per me, questa resistenza mostra che le attuali regole permettano ancora arbitraggi sul capitale e devono essere migliorate. Dobbiamo anche dire chiaramente – ha poi aggiunto – che non accetteremo che gli Stati Uniti facciano cadere improvvisamente Basilea III per favorire le sue banche: quello di cui abbiamo bisogno è essere tutti su un piano di parità, secondo il principio: stessa attività, stesse regole».
D’altra parte, si riapre il problema dei costi e dei benefici di Basilea III: se nuove norme, dopo la crisi, sono necessarie, non si sono mai sopite le discussioni sullla loro efficacia e sul loro peso sulla redditività delle banche.

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