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Quei lunghi coltelli

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Settantasette anni fa in Germania non ci fu alcuna svolta a destra

Il 30 giugno 1934 si ebbe la Notte dei Lunghi Coltelli, ovveroebbe luogo  l’esecuzione per alto tradimento di settantasette persone per ordine di Hitler, che aveva dichiarato lo stato d’emergenza  guidando personalmente il blitz iniziato con l’affrontare,  solo e disarmato, il manipolo convocato da Röhm per procedere al suo arresto.
Con  straordinario tempismo il Cancelliere sventò il putsch ordito contro di lui anticipando i congiurati. Esattamente come avrebbe fatto sei anni dopo prendendo d’infilata gli anglofrancesi che stavano provandosi ad invadere di sorpresa la Germania attraverso il neutrale Belgio.
Della purga di quel fine giugno noi abbiamo recepito la versione della propaganda democratica che la spaccia per un’azione controrivoluzionaria, volta a impedire quella rivoluzione socialista che,  per definizione dogmatica dei detentori del copy right del sociale, ovviamente, nel nazionalsocialismo non poteva essere altro che uno slogan demagogico…
 Di fatto le cose andarono diversamente; Röhm si era lasciato manovrare ingenuamente nel costruire la sua contrapposizione all’esercito, una contrapposizione che era stata architettata e manipolata appunto da uomini dello stato maggiore, in primis il generale Schleicher. Mentre Strasser, più politico di Röhm, frattanto aveva passato un accordo con i socialdemocratici e gli industriali per divenire ministro in un governo di unità nazionale che, se varato, avrebbe liquidato la neonata egemonia del partito bruno.
Il blitz, inoltre, non si risolse affatto, come ci lasciano credere, nello scioglimento delle SA ma solo nella scrematura ai loro vertici dei rivoltosi.
Tra i fucilati non ci furono solo esponenti della sinistra del partito ma anche uomini della destra ed esponenti cattolici.
L’intera classe dirigente del partito, e  dello Stato, rimase invece appannaggio proprio di esponenti della sinistra nazionalsocialista, quali erano appunto sia Göring che Göbbels che  Himmler.

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