Protestano sotto il consolato brasiliano ma non sanno che è chiuso da due anni
Ore 10.15. Arrivano quasi puntuali con le bandiere di Futuro e Libertà, cantano a squarciagola l’inno nazionale con una mano sul cuore e l’altra lungo il fianco e alla fine recitano lo slogan: «Brasile, Brasile, la tua condotta è vile». La manifestazione di protesta dei fillini e del sindacato di polizia contro la scelta del tribunale brasiliano di liberare Cesare Battisti nonostante la condanna a due ergastoli sembra riuscita. Sembra. Perché a un certo punto a qualcuno viene il dubbio e il panico serpeggia tra le fila dei finiani. Il consolato del Brasile sotto il quale la trentina di simpatizzanti di Fini ha deciso di protestare non c’è. Al civico 35 di via Piave, vicino alla stazione di Mestre, non c’è una targa, non c’è una bandiera brasiliana, non c’è un campanello e non c’è il console. Peggio: non c’è proprio niente già da due anni. Nel 2009 infatti il console brasiliano – persona gentilissima, dicono giù al bar – è sceso con le valige in mano e ha salutato tutti: baristi e negozianti. E dunque la vibrata protesta è stata fatta sotto la casa di un privato che, per sicurezza, dopo essersi sporto dal balcone, ha abbassato le persiane scuotendo la testa.