sabato 20 Luglio 2024

Quelli del Male Assoluto

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Il sostegno all’invasione russa non è solo un grave errore ma è figlio di una deformazione profonda in atto nella società

Un tempo si lottava per qualcosa e di converso contro qualcosa o contro qualcuno.
La società era viva e il senso politico, di appartenenza alla Polis, era prevalente. L’indignazione per le prepotenze del potere, per le sue ingiustizie, per le sue discriminazioni, dettavano scelte anche irriducibili, ma il punto fondamentale era che non si stava contro qualcuno (uomo, etnia, partito, sistema) per partito preso e non ci si identificava per negazione ad esso, ma gli si era contro perché  negava libertà, giustizia, dignità.
Poi è subentrata la post-politica con il distacco totale tra casta oligarchica e massa di cittadini atomizzati e a difesa di un insieme disintegrato è subentrata l’ideologia dell’angoscia, con la pretesa che tutto vada male a causa di qualcuno o di qualcosa che, se rimosso, condurrebbe a felicità.
Finiti nella bolla del non-sociale e del non-politico si è maturata l’identificazione al contrario. Si stabilisce che esiste un Male Assoluto, rimosso il quale tutto andrà bene perché se non tutto va bene la colpa è sua. Si è così trasformato l’ideale in una caccia alle streghe e nella denuncia dell’eretico da bruciare sul rogo.

Quelli e quelle del Male Assoluto
L’antifascismo e la rivolta contro il patriarcato sono, al tempo stesso, il collante frettoloso delle indoli sovversive e della casta “progressista” del sistema. Ma non stanno assolutamente meglio le altre componenti che lo stesso identico meccanismo lo applicano cambiando cattivo, o meglio Male Assoluto, secondo un concetto assolutamente anti-indoeuropeo.
Chi non si definisca per antifascismo o antivirilità lo fa scegliendosi un’altra astrazione del Male Assoluto: c’è sempre qualcuno che va rimosso o annientato per acquisire non si sa bene quale identità o libertà. Mandato al macero il cervello, abbandonata la dialettica, smarrita la mentalità rivoluzionaria, ci si definisce per approssimazioni contro il Male Assoluto di turno.
E lo si fa in maniera davvero comica, pretendendo che tale Male Assoluto coincida con delle istituzioni, come per esempio la Ue, o  con una valuta, l’Euro.
Quando si prova ad allargare il tutto ad una concezione politica ne escono delle deformazioni totali del cattivo di turno, che sia l’immigrato, l’ebreo, l’americano o l’Occidente.
La distanza tra qualsiasi pensiero storico-politico si pretenda di rincorrrere con queste negazioni e il modo con cui le se immagina ora è siderale. Se questi zeloti della rabbia si andassero a leggere Hitler, con i loro canoni, lo definirebbero sionista, atlantista, occidentalista, decadente. Per non parlare di Mussolini.
L’immaginario “antagonista” che si “oppone” (congiungendovisi carnalmente di fatto) all’antifascismo è figlio della più stupida psicopatia occidentale di genere Wasp.
Però chi ne è afflitto sputa sentenze e dispensa scomuniche, generalmente su piattaforme americane, da facebook a twitter, e tifa per Trump.

La Nato
La Nato non fa eccezione. L’Alleanza Atlantica è diventata anch’essa il Male Assoluto e sovente per persone che in passato ne difendevano la necessità accusando noi di essere influenzati dai comunisti….
Qual è il problema della Nato? Che ci tiene occupati? Non è esatto, l’occupazione è più profonda e viene più da noi che dagli altri: il problema della Nato è che approfitta dell’immaginario della tensione e della minaccia russa per impedire che vi sia un’autonomia strategica europea. La minaccia russa serve a questo e i motivi per i quali i russi si prestano a tale gioco sono da comprendere. Il punto per il quale ci volevamo – e per quanto mi riguarda ci vogliamo – liberare dalla tutela Nato era perché volevamo – e per quanto mi riguarda vogliamo – emanciparci strategicamente. Non di certo perché la Nato minacciasse ieri l’Unione Sovietica (cosa che non ha mai fatto) o minacci oggi la Russia (che è il soggetto che invade, non quello che è invaso…). Fosse questo il problema al massimo si potrebbe concepire una volontà di equidistanza tra imperialismi che comprimono il nostro continente, non davvero il sostegno a quello più rozzo e sciocco in nome della lotta a un Male Assoluto, concetto, ribadisco, contrario alla mentalità indoeuropea. A suo tempo spiegammo che la Nato non avrebbe mai combattuto Mosca, che la preferiva a noi e che, per questo, era una struttura nemica: non rovesciammo l’assunto abbandonando il punto centrale, ovvero l’identità europea, per sostenere una banda di maiali contro un’altra, nella misura in cui si facevano dispetti. Né ci venne mai in mente di scegliere, tra le due gangs, quella dei più sfigati.

Il prosciutto sugli occhi
Se non si parte dalla centralità, ma ci si posiziona per negazione contro UN Male Assoluto, comunque colpevole di tutto, non si è, e men che meno si avanza, si cerca solo di cambiare padrone. Eppure alle elementari si dovrebbe aver letto Manzoni: “l’un popolo e l’altro sul collo vi sta”.
In un Paese in cui siamo davvero in pochi a non cercare un padrone, questo non è neppure il fatto più grave, lo sono i tre passi nel delirio, per parafrasare Roger Vadim nella messa in scena di Edgar Allan Poe.
Come le femministe a furia di delirare hanno costruito una società che massacra e umilia le donne, come gli antirazzisti hanno prodotto il razzismo, come i libertari hanno lastricato la strada per la democrazia totalitaria, lo stesso avviene dalla presunta “altra” parte che è costretta a foderarsi gli occhi di prosciutto, a far ricorso a tonnellate di mala fede, a negare l’evidenza, per poter aderire alla causa contro il Male Assoluto di turno senza dover fare autodafé e senza convertirsi in qualcosa che ad alcuni già sta piacendo com’è ma che ai più va ancora stretto.
Tutto si perdona a chi in teoria combatte contro il Male Assoluto, cui si da la colpa di tutto, anche dei delitti, degli obbrobri, delle procherie, della macelleria di chi – secondo la propaganda – lo starebbe combattendo, poco importa se foriero di un modello molto simile ma meno riuscito e da cui le genti fuggono in massa.

Gli americani che pagano
Per difendere la propria adesione a tale porcheria, a tale macello, si ricorre esclusivamente al concetto, anti-indoeuropeo, di Male Assoluto e si stabilisce che chiunque difenda la propria terra, i propri camerati, i propri cari, la propria libertà è un…. servo e un drogato.
Sono cinquant’anni esatti che ho maturato le mie posizioni contro la Nato, sono stato oggetto di ben tre tentativi d’incriminazione da parte di servizi massonici e atlantisti – Cia compresa! – eppure per puntellare il loro sostegno a un’invasione criminale che non riesce neppure a trovare escamotages propagandistici decenti per giustificarsi, alcuni riescono a suggerire che mi paghino gli americani.
Come se, posto che fossero antirussi sul serio e che i loro agenti di destra e di sinistra in Italia non fossero invece oggi impegnati per il disarmo prorusso – gli americani potessero spendere un decimo di cent per intervenire in un’area autoreferenziale nei social il cui peso specifico in politica è al di sotto dello zero.

Occhi chiusi e cervelli spenti
Nei tre passi del delirio non potrebbe andare diversamente. Posto il Male Assoluto – insisto, in modo anti-indoeuropeo – e abbandonato il centro per identificarsi nelle opposizioni binarie, si entra in un trip in cui non si possono aprire gli occhi. Si giustifica allora un esercito di occupazione che bombarda, massacra, piega, distrugge, avanza con le bandiere rosse, sovietizza e denazifica.
Si criminalizzano il popolo aggredito e i suoi combattenti anche se in larga misura costoro si rifanno a simboli, parole d’ordine ed esperienze storiche che in teoria dovrebbero caratterizzare molti di quelli che sono partiti per la tangente.
Ci si rifiuta di guardare alle cose come stanno, altrimenti ci si sconfesserebbe. Di tutte le motivazioni reazionarie espresse – da agenti russi già sovietici – per le destre e nella destra al  truculento aggredire moscovita che rafforza la Nato e attacca l’Europa, l’unica che in verifica, moderatamente, tiene, è l’avversione al gay pride, cui però corrisonodono emissioni lgbt sul canale ufficiale putiniano.
Ammesso che questo sia un casus belli per qualcuno se non per chi è un omosessuale represso che ha paura di se stesso e si mortifica mediante un cilicio traslato in senso collettivo.

Stirpe
Tutto questo non lo scrivo per cercare di trattenere dal delirio chi nel delirio ci si trova bene, né per cercare una dialettica per l’unità dell’area: le unità sono sempre e soltanto sinergiche, qualificate e per affinità, mai per ammucchiata. Intendo solo rilevare come questo delirio sia esattamente lo stesso delle femministe, degli anirazzisti, degli antifascisti e via dicendo. È figlio dell’assenza di centralità e della tentazione di identificarsi per negazione di un Male Assoluto. Porta solo nell’assurdo e nell’incattivimento determinato sempre dall’infelicità, che si esprime puntualmente con acidità, scherno e scomuniche: gli eterni compagni di strada di chi si è perso, non politicamente o ideologicamente, ma esistenzialmente, inseguendo schemi mentali che non corrispondono alla sua stirpe.

 

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