venerdì 19 Luglio 2024

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Se anche il pane diventa un bene di lusso

Dopo il latte, è la volta del pane, che a causa dell’inflazione potrebbe subire un rincaro record, sfondando la quota record di 6 euro al chilo. I panettieri nella commissione Agricoltura della Regione Campania, presieduta da Francesco Emilio Borrelli, con la partecipazione delle associazioni dei panificatori, guidate dal presidente Unipan-Confcommercio Mimmo Filosa, lanciano l’allarme:
“Le speculazioni finanziarie sui prodotti alimentari, provocate dalla guerra tra Russia e Ucraina e non solo, rendono insostenibili i costi di gestione, per cui le aziende si trovano di fronte all’alternativa di aumentare il costo del pane fino a 5-6 euro al chilo, insopportabile per i consumatori […] Senza interventi immediati di ristoro alle imprese la sospensione dell’attività, che mette a rischio oltre 30.000 posti di lavoro, sarà una scelta obbligata”.

La corsa dell’inflazione
A causare questi aumenti monstre è l’inflazione, che ad agosto ha toccato un nuovo massimo dagli Anni Ottanta. Il mese scorso infatti l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente). Un livello, quello annuale “che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu pari a +8,8%)”. Lo stima l’Istat, secondo cui l’accelerazione su base tendenziale “si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,9% di luglio a +44,9%) e in particolare degli energetici non regolamentati (da +39,8% a +41,6%; i prezzi dei beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +47,9%), e dall’altra a quelli dei beni alimentari lavorati (da +9,5% a +10,5%) e dei beni durevoli (da +3,3% a +3,9%).
Aumenti che si riversano sul carrello della spesa. Pochi giorni fa l’allarme per il prezzo del latte, che rischia di superare il tetto dei 2 euro al litro. Così i gruppi Granarolo e Lactalis che, a fronte dell’inflazione galoppante, che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario, chiedono un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera.

Coldiretti: gli italiani tagliano il cibo nel carrello
Il caro prezzi taglia del 3,2% gli acquisti alimentari degli italiani, che sono però costretti a spendere il 3,6% in più a causa del caro prezzi determinato dalla crisi energetica e delle materie prime. Così emerge dall’analisi Coldiretti nei primi sette mesi del 2022 su dati Istat relativi al commercio al dettaglio a luglio, che su base annua fanno registrare una diminuzione delle quantità di beni alimentari acquistate, in controtendenza rispetto ai beni non alimentari.
L’impatto dell’inflazione è evidente dal fatto che in controtendenza volano gli acquisti di cibo low cost, con i discount alimentari che fanno segnare nei primi sette mesi un balzo del + 9,6% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Il risultato dei discount – precisa la Coldiretti – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo, rinunciando anche alla qualità.
Più di un italiano su due (51%) infatti taglia la spesa nel carrello a causa dell’aumento record dei prezzi trascinato dai rincari energetici e dagli effetti della guerra in Ucraina, che riducono il potere d’acquisto dei cittadini. Un altro 18% di cittadini dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti low cost per arrivare a fine mese, mentre un 31% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa.

Gli italiani vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount, alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – precisa la Coldiretti – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti: dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise, ai buoni spesa. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha sottolineato:
“Bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese. Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale, visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del made in Italy e della dieta mediterranea con le loro lavorazioni per olio, vino, ortaggi e frutta per conserve, succhi e derivati”.

 

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