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Questo tempo è ormai alla fine

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Visita Interiora Terrae… torna alla luce il primo santuario di Giove Statore

 

Riemerge dagli scavi sul Palatino il primo santuario di Giove Statore, epiteto con cui il dio veniva invocato per dare agli eserciti la forza di resistere di fronte ai nemici. I resti rinvenuti vicino alla porta Mugonia sarebbero, infatti, quelli del leggendario “tempio” (in realtà un’area sacra all’aperto) in cui Iuppiter Stator – “colui che ferma”, in latino – veniva adorato fin dai tempi di Romolo per aver bloccato la ritirata dei Romani impedendo ai Sabini, dopo il celebre ratto, di penetrare nel Palatium, la residenza del re.
A condurre gli scavi un’equipe di archeologi della Sapienza, guidati da Andrea Carandini e da Paolo Carafa. “Per anni si pensava che quel tempio sorgesse sulle pendici della Velia, il colle che fronteggiava il Palatino, sbancato in età fascista per creare l’attuale via dei Fori Imperiali – spiega Carafa – Ora, invece, possiamo supporre che il santuario sulla Velia venne realizzato dopo l’incendio di Roma del 64 d. C., quando quello sul Palatino andò distrutto e non fu mai ricostruito per le modifiche urbanistiche volute da Nerone”.
A supportare questa tesi, come spiegano Carandini e Carafa nel servizio da loro curato e pubblicato sull’ultimo numero di “Archeologia Viva”, la posizione dei resti dell’area sacra, appena oltre le mura romulee. Quello di Iuppiter Stator era, infatti, un culto terminale, che indicava cioè i confini del Palatino perché legato alla sua difesa. In età tardo-antica, nel IV sec. d. C., fu poi innalzato un nuovo tempio di Giove Statore lungo la Via Sacra, oggi detto “di Romolo”: quello che si può vedere presso la Basilica di Massenzio.
Ma non è tutto, perché a ridosso dell’area sacra antistante la porta Mugonia sono stati trovati anche i resti di una prestigiosa dimora di età sillana (costruita fra il II e il I secolo a. C.) che potrebbe essere stata l’ultima casa di Cesare nel 45-44 a. C. Una domus dall’atrium ridotto, ma con una grande sala di rappresentanza (tablinum) dotata di un sistema di chiusura per proteggere, con tutta probabilità, gli archivi di famiglia. Sarebbe questa la casa costruita con denaro pubblico in cui Cesare avrebbe trascorso gli ultimi giorni di vita, prima di essere assassinato alle Idi di marzo del 44 a. c.
Riemerge la sacralità primigenia, sperando sia un altro segno. Positivo?
Sappiamo bene da Guénon che quando questo riaffiora è segno che il ciclo corrente è alla fine.
Non sappiamo cosa ci attenda ma se tutto quello che è legato a questa versione di “civiltà” sta per essere sommerso, di sicuro è un bene.

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