Ramiro Ledesma Ramos, intellettuale e politico nazionalrivoluzionario spagnolo degli anni trenta.
«Noialtri riteniamo più salutare questa marea di scioperi perché essa contribuirà a squilibrare dei falsi equilibri. D’altra parte, sono mobilitazioni rivoluzionarie, di cui oggi il nostro popolo ha più che mai bisogno. La battaglia sociale alla base di scioperi e di collisioni con la reazione parlamentare, può fornirci l’occasione di confronti decisivi. Di fronte ai borghesi timorati che prendono paura del coraggio del popolo, noi plaudiamo all’azione sindacale che rinnova almeno le virtù guerriere ed eroiche della razza».
Ramiro Ledesma Ramos, citato in Fascismo rojo, Colectivo Karl-Otto Paetel, Valencia, 1998.
Ramiro Ledesma Ramos nasce ad Alfarz de Sayago (Zamora) il 23 maggio 1905, figlio di un maestro elementare senza molte risorse, ma con una vasta formazione culturale. Ad appena sedici anni, si trasferisce a Madrid dove lavorerà come funzionario delle Poste, ricevendo diversi incarichi nel corso di alcuni anni, fino ad inserirsi definitivamente nella capitale. La sua origine sociale, dalla classe medio-bassa, lo segnerà profondamente; egli si sente lontano dalle lotte sociali del decennio degli anni venti.
Autodidatta, egli non avrà una famiglia a sostenerlo, né un nome che lo introduca nella Madrid della dittatura primoriveristea. Studia e legge intensamente tutto quello che gli capita sotto mano, in particolare la filosofia francese. Rapidamente, sforzandosi di superarsi, egli comincia ad interessarsi ai filosofi tedeschi dei quali apprende la lingua sui loro stessi libri. La sua abilità nella lingua di Goethe giungerà ad un tale livello che egli tradurrà in spagnolo diversi lavori di filosofia che saranno pubblicati a Madrid. Questo aspetto sarà senza alcun dubbio una delle specificità che farà sì che, quando si lancerà nell’arena politica, egli non possa condividere la visione meridionale del fascismo, preferendo la sobrietà del nazional-socialismo che, in tutta onestà e verità, è difficile da classificare in questa corrente ideologica.
Ancora adolescente, egli aveva manifestato delle propensioni letterarie. Aveva scritto tra il 1923 e il 1925 diversi testi minori. El vacio (Il Vuoto), El joven suicida (Il Giovane suicida), e El fracaso de Eva (Il Fallimento di Eva) sono i titoli di alcuni di questi lavori, conservati, ma mai pubblicati. Il suo primo libro esce nel 1924, pubblicato dalle edizioni Reus di Madrid grazie ad un contributo finanziario di suo zio; è un romanzo autobiografico, El Sello de la muerte (Il sigillo della morte).È un testo con chiari riferimenti esistenziali e tradizionalisti, conseguenza del suo pensiero (Ramiro studia Nietzsche, Bergson, Kierkegaard) che lo condurrà a rompere con il movimento positivista e razionalista dell’epoca. Queste letture e la sua visione filosofica segneranno la sua traiettoria politica futura, lontana sia dal naturalismo che dal tradizionalismo spagnolo. Si afferma sempre che questo romanzo è il risulta