lunedì 7 Ottobre 2024

Risoluzione dell’Onu condanna Israele

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Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato nella notte tra mercoledì e giovedì la risoluzione 1544 per chiedere ad Israele la fine delle violenze nella Striscia di Gaza.

La risoluzione è stata proposta dall’Algeria, l’unico Paese arabo rappresentato al Consiglio di sicurezza, ed è passata con 14 voti favorevoli, 0 contrari e una astensione. Ad astenersi sono stati gli Stati Uniti, paese tradizionalmente alleato dello Stato ebraico.


Con la risoluzione, il Consiglio di sicurezza “condannando le uccisioni della popolazione civile palestinese nella zona di Rafah” e dichiarandosi “gravemente preoccupato delle recenti demolizioni delle case eseguite da Israele, la potenza occupante, nel campo profughi di Rafah”, richiede allo Stato ebraico di:


– rispettare i suoi obblighi internazionali in base al diritto internazionale umanitario, e, in particolare, l’obbligo di non eseguire le demolizioni delle case contrarie al diritto internazionale.
– assistere i senzatetto che ha provocato a Rafah
– far cessare ogni tipo di violenza rispettando il diritto internazionale umanitario
– attuare assieme ai palestinesi gli impegni presi con la Road map.


Per la prima volta dal 2002, una risoluzione che condanna Israele non è stata affossata dal veto statunitense. La decisione statunitense di non fare ricorso al diritto di veto riflette il disappunto Usa verso l’operazione israeliana “Arcobaleno”, che in 4 giorni ha causato più di 40 morti.


Il segretario di stato Usa Colin Powell ha, infatti, dichiarato, riporta la Bbc, che le azioni dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza negli ultimi giorni hanno peggiorato la situazione e rendono più difficile riprendere il processo di pace.


L’ambasciatore israeliano Dan Gillerman ha però affermato, riferisce Le Monde, che la risoluzione non chiede esplicitamente ad Israele di fermare le sue azioni nella Striscia di Gaza nè le demolizioni delle abitazioni palestinesi. “Continueremo a fare tutto il possibile per proteggere i nostri cittadini” ha aggiunto.


Risoluzioni violate


La paura è che la risoluzione rimanga lettera morta e vada ad aggiungersi alla lunghissima lista delle risoluzioni dell’Onu che Israele non ha rispettato dal 1948 ad oggi.


Israele detiene, infatti, il triste primato di essere lo Stato che ha più volte violato le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.


Secondo una lista più restrittiva le risoluzioni violate da Israele sarebbero 32, mentre secondo altri analisti più di 80, senza contare le risoluzioni dell’Assemblea generale, e tenendo presente che gli Stati Uniti hanno molto spesso usato il diritto di veto per impedire l’adozione di altre risoluzioni.


Le risoluzioni non rispettate riguardano sia la politica territoriale (demolizioni delle case palestinesi, colonie illegali, incursioni nei territori occupati ecc.), sia il mancato rispetto da parte dello Stato ebraico del diritto internazionale umanitario, delle Convenzioni di Ginevra sulla protezione dei civili e sul divieto di deportare popolazioni, sia la modifica illegale dello status di Gerusalemme.


Gli altri Stati presenti sulla “lista nera” delle risoluzioni violate sono la Turchia, altra stretta alleata degli Usa (24 risoluzioni per lo più per la questione di Cipro), il Marocco (16 a proposito del Sahara occidentale), e a seguire l’Iraq, la Croazia, l’Indonesia, l’Armenia, il Sudan, la Russia, l’India e il Pakistan.


Ilgruppo di ricerca dell’Action for Peace fa notare come l’iraq sia stato oggetto di un durissimo embargo delle Nazioni Unite durato 13 anni per non aver rispettato una decina di risoluzioni e anche se molto probabilmente non possedeva armi di distruzione di massa, non deteneva armi nucleari e non aveva, durante il periodo dell’embargo, occupato o annesso

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