sabato 20 Luglio 2024

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Perché ricorderò il Che a CasaPound

Venerdì 9 ottobre saranno 42 anni dalla morte di Ernesto “Che” Guevara, un grande esempio di rivoluzionario e di totale dedizione alla causa dei poveri e  degli ultimi. Io comunista eretico, ex militante della sinistra radicale, ma  ancora elettore convinto di quel che ne resta, ho accettato l’invito di  CasaPound e parteciperò a Roma al dibattito “Aprendimos a Quererte” con  Gabriele Adinolfi e Giorgio Vitangeli che si svolgerà appunto a CasaPound, il  luogo definito dai giornali “centro sociale occupato di destra più famoso d’Italia”. 
Da comunista mi confronto con dei fascisti che intendono onorare la memoria del Che, perché? Perchè penso che se esiste anche una sola possibilità  di confronto e di dialogo vada sempre colta, non rimossa o cancellata “a  prescindere”, perché a differenza di politici illustri di centro destra o  centro sinistra non faccio i processi alle intenzioni ai ragazzi di CasaPound,  e perché penso che tra il “buonismo” incolore, inodore e insapore ed il totale  rifiuto dell’altro in nome dell’antifascismo o dell’anticomunismo ci possa e ci  debba essere una terza via, a base di reciproco rispetto delle proprie identità e ragioni.  Certe “pregiudiziali”, oggi nel 2009 sembrano più figlie del pregiudizio che della concreta conoscenza della realtà, ma una certa sinistra  continua a rifiutare il confronto a priori con alcuni “mondi” (con altri invece passi avanti reali sono stati fatti ed è impossibile tornare indietro), e a grandi linee preferisce ragionare per luoghi comuni e all’insegna della diade amico-nemico di schmittiana memoria, chiamando in soccorso il mito dell’antifascismo.
Adesso che il muro di Berlino è caduto da vent’anni, che non c’è in Italia un pericolo fascista, che la guerra è finita da 64 anni, e che ci  sono problemi ben più reali, per coprire la propria crisi d’identità qualcuno  riesuma un’esperienza, per me importante e fondante della nostra Repubblica, ma  che ora nel 2009 sembra sempre più assumere i caratteri del “mito incapacitante”, io penso invece che si debba andare oltre gli slogan, andare  oltre l’immagine del Che stampata su magliette e poster, e scoprire quanto di  utile e attuale vi sia nella sua vita e nei suoi scritti, e come possa essere ancora oggi un esempio per chi crede che un altro mondo sia non solo possibile  ma necessario, e che non bisogna mai avere paura di confrontarsi con nessuno,  anche con chi in teoria è molto lontano da te!
A chi grida allo scandalo per l’iniziativa a cui parteciperò, ricordo come ad esempio il giovane Ernesto Guevara studente universitario venne attaccato da alcuni giovani comunisti argentini di avere solo “principi etici ma non politici”, lui rispose accusandoli di “essere settari e di mancare di elasticità”, successivamente diventato “Comandante Guevara” in nome della lotta  all’imperialismo, cercò rapporti di collaborazione anche con uomini come Nehru,  Nasser, Boumedienne e Peron, che non erano certo comunisti.
Infine, se dei fascisti onorano e ammirano un grande rivoluzionario comunista, perché molti a sinistra anziché strapparsi le vesti, indignarsi, gridare alla bestemmia non  provano a chiedersi quante iniziative di commemorazione del Che siano state  organizzate a sinistra? Perché non provare a chiedersi se oltre la maglietta e  la bandiera da portare alle manifestazioni o ai concerti, sia rimasto qualcos’altro di Ernesto “Che” Guevara? O si ha forse paura delle possibili risposte?

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