giovedì 18 Luglio 2024

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Giancarlo Esposti. O la nona vittima della strage di Brescia

Il 30 maggio 1974 venne ucciso Giancarlo Esposti che possiamo considerare la nona vittima della strage di Brescia.
Cadde durante un campo paramilitare, sotto il fuoco dei carabinieri guidati dal maresciallo Filippi.
Alla vigilia di quei tragici fatti, il ministro dell’interno, Taviani, partigiano bianco e comandante della Gladio, aveva fermato Questura e Procura che indagavano sulla pista rossa di ex partigiani legati alla nebulosa del Superclan.
Taviani attivò un altro graduato dei carabinieri, Delfino, in seguito degradato a soldato semplice dopo una folgorante carriera piena di macchie, per creare i depistaggi sull’estrema destra. L’ordine di scuderia era di togliere d’impaccio il Pci per la strage fortuita (l’ordigno avrebbe dovuto deflagrare dopo il comizio) che rischiava di compromettere la sua attrazione nell’area governativa, fortemente caldeggiata da Kissinger.
Morto Esposti se ne fece l’esecutore della strage. Un testimone solerte ne dettò l’identikit copiato sulla sua foto segnaletica. Non avevano fatto i conti con il fato: Esposti si era fatto crescere la barba da un mese e, quindi, non poteva più essere corrispondente all’identikit.
Poi si è continuato a cercare e perfino a “trovare” colpevoli neri a casaccio.

Intanto nessuno si domanda come mai il Tribunale non abbia mai interrogato Margherita Ragnoli, la presidentessa dell’associazione Italia-Cuba, che aveva affermato di essere a conoscenza in anticipo dell’attentato. Né come mai non si sia tenuto conto del rapporto della Stasi in cui si negava l’asilo politico a Pietro Morlacchi, componente del direttivo dell Brigate Rosse e sposo della figlia di un dirigente comunista della Germania Orientale, proprio a causa del coinvolgimento nei fatti sanguinosi, cui era presente.
Perché mai non si sia chiesta la ragione della presenza in loco (inutilmente negata) del brigatista Lintrami, anch’egli del Superclan, all’insaputa del proprio vertice.
Né della presenza di Marra, il brigatista che avrebbe fisicamente rapito il giudice Sossi. Né i baldi ricercatori storici e giuridici si sono chiesti perché mai Marra, interrogato senza particolare pressione, sia stato informato che gli inquirenti erano a conoscenza della presenza in loco del Lintrami. Il quale, immediatamente, si diede alla macchia.
Si noti peraltro che Morlacchi e Lintrami, arrestati in seguito per altre ragioni, non sono mai stati interrogati riguardo la loro presenza in Piazza della Loggia.
E nessuno ovviamente si chiede perché mai le foto del cadavere dell’ex partigiano rosso Euplo Natali, dilaniato dall’esplosione, non siano state tenute adeguatamente in conto, quando lascerebbero dedurre una dinamica dei fatti diversa da quella che si racconta.
La risposta è semplice: siamo in Italia dove tutto può contare meno l’onestà e la verità.

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