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Saltò in aria a Segrate

Ma non essendo fascista...

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Il 14 marzo 1972 Giangiacomo Feltrinelli, miliardario, editore, comunista, particolarmente vicino a regimi dell’Est e a quello di Cuba, fondatore dei Gruppi d’Azione Partigiana (protonucleo delle Brigate Rosse), rimane ucciso in un’esplosione vicino a un traliccio dell’alta tensione a Segrate (Milano) mentre sta perpetrando un attentato.
Della sua morte con l’esplosivo, della sua attività dinamitarda e di quella terroristica, del coinvolgimento in una serie di attentati a Milano e in Lombardia, della controinchiesta delle Brigate Rosse sulla strage di piazza Fontana, delle accuse di compagni a Feltrinelli a proposito della medesima e di una strategia della tensione impostata in attentati di cui accusare i fascisti, non si parla mai. Come del fatto che gente del suo entourage si è trovata in seguito invischiata nella strage di Brescia.
Poiché lo stragismo dev’essere fascista, Feltrinelli in primis, e poi un’abbondante ventina di bombaroli rossi spariranno dagli schermi.

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