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San pharm’uffizio

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I medici che obbediscono alle multinazionali lanciano scomuniche


“Non chiamatela omeopatia, ma stregoneria , perché non ha basi scientifiche che possano confermare la validità dei suoi rimedi”. Non si sono preoccupati di essere diplomatici gli esponenti della British Medical Association (Bma ) nella mozione presentata durante la conferenza annuale dei giovani medici e nella quale hanno denunciato l’uso della medicina alternativa, spiegando che il servizio sanitario inglese (NHS) non dovrebbe sperperare i soldi dei contribuenti, visto che tale pratica non avrebbe alcun merito terapeutico. Per la verità, non è la prima volta che la BMA si dimostra scettica nei confronti dell’omeopatia, ma questa volta ha messo in campo un voto a schiacciante maggioranza a supporto del divieto, a cui ha fatto seguito anche la proposta di evitare i collocamenti dei tirocinanti negli ospedali in cui vengono insegnati i principi dell’omeopatia, visto che “non sono di alcuna utilità e fanno solo perdere del tempo”.
ALLOCAZIONE DELLE RISORSE – Insomma, una guerra senza esclusione di colpi. “L’omeopatia è stregoneria – ha tuonato dal pulpito della conferenza dei giovani medici il dottor Tom Dolphin, vice presidente della BMA – ed è un’autentica vergogna che a Londra, incastonato fra il National Hospital for Neurology e il Great Ormond Street, vi sia un National Hospital for Homeopathy, pagato dal servizio sanitario”. E a sostegno dell’accusa, ecco snocciolati i dati relativi al danno che sarebbe perpetrato all’NHS (il servizio sanitario inglese), il quale – dicono ancora gli agguerriti dottori inglesi – ogni anno sperpererebbe 4 milioni di sterline di soldi pubblici per curare 54mila pazienti nei quattro ospedali omeopatici riconosciuti di Londra, Glasgow, Bristol e Liverpool, mentre il quinto centro di Tunbridge Wells, nel Kent, è stato costretto a chiudere l’anno scorso, visto che sono stati tagliati i finanziamenti. “Sarebbe meglio che il Servizio Sanitario Nazionale concentrasse gli sforzi sui trattamenti che portano dei benefici reali – ha spiegato nella stessa conferenza il presidente del comitato dei giovani medici scozzesi, Gordon Lehany – e non già su rimedi che finora non hanno alcuna valenza scientifica. Chi vuole curarsi con l’omeopatia, è libero di farlo, ma pagando di tasca propria”. Appoggiata anche dal presidente della BMA, il dottor Hamish Meldrum, la mozione verrà presentata all’intera associazione nel corso della conferenza plenaria del mese prossimo e, se approvata, diventerà una linea-guida ufficiale.
LA REAZIONE – Ma i sostenitori dell’omeopatia non ci stanno. Per loro questo tipo di medicina (nata nel XVIII secolo dagli studi del medico tedesco Samuel Hahnemann e basata sulla teoria secondo la quale il rimedio per una determinata malattia è dato dalla sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella malata) funziona eccome, a dispetto delle opinioni contrarie degli scienziati, e anche se i rimedi omeopatici sono considerati semplici placebo, sono comunque adottati da migliaia di persone e non hanno alcun effetto collaterale, a differenza invece dei farmaci tradizionali. “L’omeopatia aiuta migliaia di persone che non trovano giovamento dalla medicina tradizionale – ha spiegato al Daily Telegraph Crystal Summer, amministratore delegato della British Homeopathic Association (Bha) – ma questo non significa che vogliamo sostituirci alle cure convenzionali. Ecco perché sono convinta che prima di tagliare i fondi destinati all’omeopatia bisognerebbe pensare alla soddisfazione del pubblico e considerare che essa ha comunque già un posto nella medicina”.
Insomma la corsa ad accaparrarsi quello che resta come fondi nel pieno della crisi, diventa cannibalismo. Gli allineati agli interessi delle case farmaceutiche – che da oltre sei decenni fanno soldi sulla salute ma non si curano della salute – contano di avere le spalle coperte per far fuori i concorrenti.

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