lunedì 1 Luglio 2024

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A Pisa chierici rossi impongono a forza il Nouvel Ancien Régime

I lumini, più di ottantami­la sui palazzi dei lungarni, saranno accesi domani sera, la notte più lun­ga di Pisa, dedicata a san Ranieri, l’amatissimo patrono. Eppure la fe­sta, una delle più suggestive della Toscana, che si conclude con uno spettacolo maestoso di fuochi d’arti­ficio, quest’anno è turbata da pole­miche, minacce di ricorsi al difenso­re civico, accuse di provvedimenti liberticidi e anche poco tolleranti nei confronti di altre religioni. Tut­ta colpa di un’ordinanza firmata dal sindaco Marco Filippeschi (Pd) che per la prima volta nella storia della Luminara (a Pisa si scrive senza la i) impone dall’alto ai cittadini lumini e ?biancherie?, le sagome di legno bianco con i cerchi di fil di fer­ro nelle quali sono collocati i picco­li ceri. Chi sgarra dovrà pagare una sanzione dai 200 ai 500 euro.

Non solo, dal prossimo anno i pi­sani dovranno fornirsi di ceri e biancherie a spese proprie. In ca­so contrario: multa. A controllare squadre di vigili urbani, carabinie­ri, poliziotti e finanzieri. Il provvedimento della giunta di centrosinistra è stato possibile gra­zie all’applicazione del pacchetto sulla sicurezza firmato dal ministro Maroni. “Abbiamo applicato l’arti­colo che prevede interventi in caso di degrado urbano – spiega l’asses­sore alle Manifestazioni storiche, Federico Eligi -. Il motivo? Pur­troppo i buchi neri, ovvero i lumini spenti, nei palazzi dei lungarni per san Ranieri sono una vera e propria offesa all’estetica della città. In più, c’è anche un problema sicurezza. Il 16 notte in questa parte di Pisa si spegne completamente l’illumina­zione pubblica e a rischiarare le stra­de sono solo i ceri”.

L’ordinanza ha provocato in città due reazioni contrapposte. Alcuni cittadini, che lo scorso anno aveva­no disertato l’accensione, sono cor­si in Comune a chiedere lumini e porta lumini e si sono preparati per la notte di martedì. Altri si sono ar­rabbiati per l’imposizione. Come i rappresentanti del comitato La Cit­tadella che, per protestare contro i continui schiamazzi notturni, ave­vano minacciato di tenere spenti i lumini il giorno della festa. Il lumi­no imposto per ordinanza ha poi su­scitato qualche mal di pancia tra gli intellettuali. Alfonso Maurizio Iacono, preside della facoltà di Lettere e filosofia dell’ateneo pisano, sorride, ma non nasconde le sue perplessità. “? un’ordinanza sbagliata. Non si può imporre a qualcuno di festeggiare un santo con un lumino. E non si può negare a nessuno la libertà di non partecipare a una festa. Poi c’è anche di mezzo la religione. Chi non vuole festeggiare un santo, in questo caso san Ranieri, non può es­sere obbligato oltretutto con un’or­dinanza. Un provvedimento che avrebbe inorridito Hume e Voltai­re”.

Raimondo Cubeddu, ordinario di Filosofia politica alla facoltà di Scienze politiche, parla di un’inva­sione del diritto nel campo estetico. “Si spendono un sacco di soldi per varie iniziative minori. E allora, sen­za tartassare i pisani, sia il Comune a provvedere a piazzare biancherie e lumini”. Sui lungarni di Pisa ha casa an­che il filosofo Remo Bodei, docente all’Università della California di Los Angeles. Bodei non si scandalizza, i lumini li ha sempre accesi. E ironiz­za: “Giudico l’ordinanza come le gri­da manzoniane, gli editti spagnoli ricordati nei Promessi Sposi che fan­no paura ma poi nessuno rispetta. San Ranieri non è più una festa reli­giosa, ma laica, è la festa della città e una brutta ‘Luminara’ non è deco­rosa. Credo che l’ordinanza servirà a farla ancora più bella. E allo stesso tempo sono convinto che non ci sa­rà neppure una multa”.

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