A proposito di Mezzogiorno
Santo è calabrese. Vive da 8 a Bassano del Grappa, è una guardia giurata.
Spesso lo incontravo alla sera vicino alla stazione ferroviaria, quando di rientro da Venezia camminavo verso casa. Lui verso le 20 iniziava il turno, sempre notturno. E non è per deboli il turno notturno in gennaio, in quel di Bassano.
Santo ha scelto di abbandonare le sue colline sul Tirreno, le scogliere rigogliose d’alberi e macchia mediterranea, i profumi del cibo della sua terra, per 1000 euro al mese da racimolare nel profondo Veneto. Paga l’affitto di una camera condivisa, della paga non gli resta nulla. Significa che non risparmia, che non può neppure farsi rubare soldi dalle banche per un mutuo.
Significa che non ha casa e che, di questo passo, mai ne avrà, salvo mendicarla all’istituto per le case popolari che, preventivamente, dovrà esaudire le analoghe richieste di zingari e altre etnie maggiormente prolifiche.
Ma, udite udite, Santo non si lamenta! Non piange la sua modestia, non va alle manifestazioni del sindacato, non si fa le canne coi rottami dei centri sociali veneti, cianciando di rivoluzione del proletariato. Lui che, proletario, lo è davvero. Santo ride e scherza sempre. E’ una questione di razza, questa costante allegria, questo non prendere troppo sul serio la vita, questa sana, distaccata, ilare incoscienza.
E’ una questione di sangue, una questione di SUD questa tenacia del vivere, questa muta sopportazione, l’amore per le donne e per la vita. E poco sanno, i tanti Santo che ho incontrato in questi anni di nord, delle ingerenze straniere, causa ultima dei mali della loro terra, dell’orgoglio marziale dei briganti.
Sono via da casa, umili e fieri della loro diversità. Sono loro il migliore Sud, i figli del nostro Sole, i germogli della rinascenza.
Appassiranno, quassù.