venerdì 19 Luglio 2024

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L’unico Paese occidentale dove lo stipendio cala progressivamente

“Il salario netto a disposizione dei lavoratori si è ridotto del 10%” nel 2020. A renderlo noto è l’Istat, che ha confrontato le variazioni a prezzi costanti nelle componenti del costo del lavoro tra il 2007 (anno che precede la crisi economica) e il 2020. Dall’indagine “Reddito e condizioni di vita” 2021 emerge anche che “i contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzioni mentre i contributi dei lavoratori sono rimasti sostanzialmente invariati, e le imposte sul lavoro dipendente sono aumentate in media del 2%”.
Nel 2020, rileva l’Istat, con i redditi netti da lavoro dipendente in calo del 5%, il valore medio del costo del lavoro, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è pari a 31.797 euro, il 4,3% in meno dell’anno precedente. La retribuzione netta a disposizione del lavoratore, si legge nel rapporto, è pari a 17.335 euro e costituisce poco più della meta’ del totale del costo del lavoro (54,5%).
Il cuneo fiscale e contributivo, ossia la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, è in media pari a 14.600 euro e, sebbene si riduca del 5,1% rispetto al 2019, continua a superare il 45% del costo del lavoro (45,5%). I contributi sociali dei datori di lavoro costituiscono la componente più elevata (24,9%), il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali.

 

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