Home Alterview Schemi e tecniche con cui ci fregano

Schemi e tecniche con cui ci fregano

Proviamo a capirla una buona volta!

0

L’altro giorno ho sostenuto che dalla nascita del capitalismo in poi sono sorte cinque linee. La predominante è la liberista. Poi ne esistono due reazionarie che si vorrebbero contrapposte (di destra e sinistra) che, sebbene eccitate da slogan estremistici, sono sempre servite a facilitare gli strappi liberisti contro gli ammortizzatori (socialdemocratici) o le alternative rivoluzionarie (fasciste). Ho rimarcato come gli estremisti siano stati manipolati a suo tempo contro l’industria solo a vantaggio della finanza e lo siano oggi contro l’Europa ad appannaggio dei vincitori di Jalta. (NOTA)

La medesima logica vale per l’immensa mistificazione internazionale, vigente, appunto da Jalta in poi. Dopo la fine della guerra mondiale, per un buon quarto di secolo, lo sconvolgimento del quadro mondiale che produsse la decolonizzazione e la creazione di blocchi generò alcune linee che divergevano dal sistema dominante. Queste potevano far parte della logica socialdemocratica (gollismo, capitalismo renano) o di quella ad ispirazione rivoluzionaria socialnazionale (peronismo, nasserismo, baatismo). A quest’ultima categoria si aggiunsero anche alcune forme di socialismo o comunismo rivoluzionario in paesi non industrializzati (quindi forme marxiste pre-leniniste romantiche), soprattutto in America Latina, che, almeno per un tratto, cooperarono con l’antimperialismo e la Tercera Posición di Perón.
Tuttavia sia i due blocchi (Usa e Urss) che tutte le componenti facenti capo al liberalismo e al comunismo, operarono congiuntamente per neutralizzare ed eliminare le componenti ad ispirazione rivoluzionaria, favorendo quelle sovversive e le logiche terroristiche, e per sabotare, anche con attentati o assassinii, quelle più moderate (Mattei, De Gaulle, Adenauer, Moro, furono bersagli di complotti omicidi, riusciti o mancati).

Russi e americani stanno mano nella mano e lingua in bocca ininterrottamente, perlomeno da quando lo Zar nel 1867 vendette l’Alaska a Washington. Eppure dal 1946 in poi è andato in scena il film di una possibile guerra mondiale tra le due superpotenze. Era davvero un film, al quale, sicuramente, credevano le masse e perfino interi settori dell’uno o dell’altro blocco. Ma non servono chissà quali ricerche particolari per scoprire dei dati impressionanti: dal ruolo di spicco tenuto da Casa Bianca, particolari circoli americani, Wall Street e Croce Rossa nella Rivoluzione Bolscevica e nella sua successiva salvaguardia finanziaria, alla creazione dei servizi americani (all’epoca OSS) pescando quasi esclusivamente nei ranghi del locale partito comunista.
Non è arduo scoprire come i piani nucleari siano stati forniti a Mosca dalla stessa Casa Bianca e come i due “nemici” si siano mossi insieme contro l’Europa in Medio Oriente.
All’implosione comunista in Russia fece seguito non il tentativo di smembrarla, come si ripete a vanvera, ma un’azione scientifica per consentire a Primakov e a Putin di ricompattarla, cosa che iniziò sotto Clinton su istigazione di Kissinger.
Ovviamente i ruoli furono modulati, e tali seguitano ad essere come si nota in Ucraìna, nel Mediterraneo e nel Sahel, in quanto lo schema di propaganda binaria consente ai russi di porsi per quello che sono, ovvero eversori dell’Europa, ma non permette agli americani di mostrarsi per quello che sono, ovvero i suoi sovvertitori. Però gli uni e gli altri questo sono e la loro azione volge regolarmente a indebolire e sabotare l’Europa sotto qualunque forma e, con essa, le aspirazioni socialnazionali di ognidove.

Ovviamente oggi le cose sono un po’ diverse rispetto a ieri, e non per un cambiamento russo (che se c’è stato è avvenuto in peggio), ma per la compressione di ogni regime e partito socialnazionale in America Latina e nel mondo arabo, accompagnata dalla s-fascistizzazione delle estreme destre occidentali. Soprattutto però, si è nel frattempo verificata la traslazione del fulcro geopolitico nell’Indopacifico con la crescita contestuale di alcune potenze che sono ancora parzialmente non integrate al cento per cento nella logica del 1946. Parlo di Cina e di India. A questo si aggiungono la rivoluzione tecnologica e le assertività europee, in chiave economica e diplomatica prima che politica, che sono diventate molto rilevanti dal 2017.
Di fronte a questo nuovo fermento mondiale, che non ha sicuramente lo stesso interesse di quello post-bellico ma comunque esiste, l’imperialismo gangsteristico che il Cancelliere di Germania aveva previsto fin dal gennaio 1942, ha riattivato gli schemi e le tecniche con cui sconfisse le istanze socialnazionali.
Si tratta della strategia della tensione: si mobilitano e si agitano le coscienze per inquadrarle in uno dei due contenitori contrapposti. Simulando un conflitto tra di loro e facendo scontrare in un tragico wrestling alcuni popoli e svariati estremisti, la tensione mette fuori gioco le soluzioni politiche e le neutralizza. È per questa ragione che – affermo e ribadisco – sostenere i russi (oggi come ieri) equivale a fare parte della Gladio o ad arruolarsi nei Marines.
Soggettivamente è differente, ma il fatto oggettivo quello è, e per quante capriole emotive o dialettiche si facciano, chi accetta quello schema serve lo Zio Sam.

È una tecnica collaudatissima e molto efficace. Israele l’attua almeno dall’indomani della Guerra dei Sei Giorni del 1967. Con le sue ambasciate europee, con i suoi servizi, con i suoi governi, da allora ha sempre foraggiato e protetto le formazioni estremistiche palestinesi, prima marxiste e poi islamiste. Lo ha fatto, come ha spiegato pubblicamente Netanyahu lo scorso anno, per impedire che una soluzione politica producesse uno Stato palestinese. La guerra, Tel Aviv, l’ha condotta sempre contro Arafat e il nazionalismo. Nell’ultimo quarto di secolo lo strumento principale di Israele è diventato Hamas. Così come – e gli americani lo preannunciarono trent’anni fa – gli islamisti (Al Qaeda, Isis, Salafiti) sono diventati elementi di pressione e di eversione contro gli stati nazionali arabi e le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo.

Se dico “la Russia è la Nato” o “Hamas è Israele”, faccio solo in parte una forzatura dialettica, perché sul piano oggettivo è esattamente quello che accade. La Russia, accettando di alzare la tensione, ha messo fuori gioco tutte le centrali europee – che ci sono – che sono critiche nei confronti dell’Alleanza Atlantica e delineano alternative strategiche.
Hamas, come si è vantato Netanyahu, ormai riconosciuto in Israele come suo ex(?) protettore, ha impedito la nascita di uno Stato palestinese. Che poi lo possano anche liquidare, così come furono liquidate le formazioni armate rosse una volta divenute inutili e ingombranti, è un altro canto. Va comunque detto che quelle liquidazioni solitamente sono parziali, vi vengono sacrificati i combattenti e le frange interne deboli o collegate a soggetti esteri avventuristi, mentre si mantengono sempre in piedi, e poi si trasferiscono in nuovi gruppi provocatori, quelli che meglio hanno servito, divenuti ormai consapevoli e palesemente complici, anche se all’inizio non lo erano.

In passato da noi era stata usata la sinistra radicale per le medesime ragioni. La lotta armata in Italia scaturì in cambiamenti istituzionali, nell’uccisione della nostra politica estera e nella privatizzazione della Banca d’Italia. Le Brigate Rosse che vi contribuirono in modo notevole furono sicuramente manovrate, ma non necessariamente nel modo che s’immagina. Ci fu un intreccio di sostegni economici, politici, militari e di impulsi estranei. Dalla Cecoslovacchia, dalla Germania dell’Est, dall’Unione Sovietica, dalla Francia, da Israele, dai servizi italiani, dalla Nato e dal Patto di Varsavia. Alcuni passarono l’accordo con gli israeliani rifiutato da Franceschini e Curcio, altri invece si accordarono con Al Fatah. Favorirono la Nato con l’uccisione di Moro ma rapirono il generale americano Dozier. Nulla di lineare, come probabilmente è il caso anche di Hamas. La sublime grandezza perfida del potere è di lasciar fare quel che vogliono e che progettano i movimenti terroristi, tanto portano comunque l’acqua al loro mulino (il singolo individuo può essere differente). Essi si muovono credendosi liberi, ma si conoscono perfettamente i loro percorsi psicologici e i riflessi condizionati rispetto agli input, sicché hanno la coazione a ripetere dei movimenti delle cavie di laboratorio e sono quindi mossi. Così la funzione “oggettiva”, quasi sempre inconsapevole, che prescinde dal valore soggettivo dei singoli, si riflette nel portare, comunque, i risultati voluti da chi li sovrasta e che vorrebbero in teoria abbattere, ma alla fine consolidano.

Mi lascia basito che ci sia tanta gente che pur avendo esperienze di vita e di politica cade ancora oggi nei tranelli più grossolani. Sono almeno settantaquattro anni, da quando cioè nel 1949 venne esplosa la prima atomica russa e fu fondata la Nato, che lo schema e la tecnica si ripetono tali e quali.
La “tensione” – sia interna che estera – funziona sempre nello stesso identico modo: si eccitano due parti e le si scatenano l’una contro l’altra, impedendo così che vi sia una soluzione politica.
Nella logica binaria s’impediscono la triangolazione e la sintesi, ovvero la soluzione, ma si mantiene, a caro prezzo di sangue, lo status quo.
Visto quello che sta accadendo oggi in Francia, ho il serio timore che la strategia della tensione verta a far nascere una guerra civile etno-socio-religiosa tra estreme minoranze destinate a pagarla a caro prezzo, ignare che il vero obiettivo per il quale sono state sollecitate è quello d’indebolire non solo la società francese ma il potere politico sì da colpire il ruolo europeo.
Questo significa che non basta, come esorto da anni, non cadere mentalmente nella trappola del sistema, come quando si tifa per la Russia o Hamas, ma che esiste una grande insidia concreta cui si sfugge solo con lucidità e consapevolezza, nonché nervi saldi. Perché non è vero che l’alternativa al disastro è soltanto la diserzione e l’offensiva banlieusarde non può essere ignorata.
Sia in quella situazione che in assoluto si deve iniziare a ragionare con centralità radicale e rigettare quelle sirene estremistiche che trasformano quelli che vi prestano orecchio in burattini autolesionisti.

(NOTA) Per leggere l’articolo: https://noreporter.org/e-relta-e-semplicissimo/

Exit mobile version