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Se Bagdad ritorna in gioco

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E’ ora di cambiare registro

L’esperienza sta  insegnando a tutti che bisogna andarci cauti quando si tratta di guerre in scenari stranieri.
L’avanzata dei ribelli iracheni verso Bagdad che ci è stata spacciata come opera di djihadisti di Isis, sarebbe invece di baatisti fedel i di Saddam, secondo di quel che afferma il henerale Muzir Al-Qaisi che aggiunge “siamo molito più forti di Isis e al momento giusto faremo i conti anche con questi tagliagole”.

Se così stanno veramente le cose non si può non esultare per l’avanzata baatista.
E’ pure possibile che le cose stiano altrimenti e che Al-Qaisi esageri le proprie forze mentre i djihadisti sarebbero predominanti.

Se questo fosse il caso non avremmo da augurarci altro che uno scannamento reciproco tra color che hanno abbattuto e assassinato Saddam. In ogni caso l’attuale governo iracheno merita ogni disastro.
Stesso dicasi per l’Iran che entra ancora una volta in campo per continuare l’opera già iniziata con Israele e gli Usa e che lo fa chiamando gli americani a sostegno del governo criminale che hanno messo in piedi entrambi.

Alcune riflessioni poi mi sembrano obbligatorie.
La prima è che nessun attore (Iran, Russia, Siria, Turchia) svolge un ruolo uniforme; li trovi l’un con l’altro o l’un contro l’altro armati a seconda degli interessi. Dal che si evince che non esiste, neanche in nuce, alcun fronte antagonista o antimondialista ma soltanto spartizioni gangsteristiche e mafiose.

La seconda – del tutto inutile senza la prima – è il rimescolamento di alleanze dopo che Obama ha preso l’iniziativa in Vicino Oriente. Così l’Iran oggi è più filoamericano di prima e meno filoisraeliano di quanto lo sia stato per decenni, non nelle affermazioni ciarlatane ma nella politica concreta, in particolare nelle complicità militari, Libano escluso. E Israele è più filorussa che filoamericana rispetto a qualche tempo fa.

La terza è che tutto questo concede possibilità d’analisi e d’intervento disincantato solo a chi sia soggetto egli stesso.
Baatisti in Iraq, Baasisti in Siria, fascisti e  nazionaleuropei in Europa, peronisti in America Latina.
Centrati, autocentrati e senza attendersi niente da nessuno perché tutti, dicasi tutti, gli altri sono solo mafiosi, gansters e profittatori.
Ben venga se si scannano tra loro, ma solo chi si sta imponendo sul campo può permettersi di sperarlo. Per fortuna in Europa abbiamo Pravy Sektor che ci dà un chiaro segnale; in Iraq e in Siria (che pure non sono schierati insieme per vecchie rivalià nazionali) l’esempio c’è. Ora si tratta di capitalizzarli e di ripartire dai fondamentali; Il resto è illusione, mistificazione; equivoco o fuffa.
Fortunatamente c’è pur sempre una bussola che per quanto ci si sforzi di denigrarla indica sempre e soltanto il Nord.

 

 

 

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