Home Storia&sorte Senza torri, ma c’è la regina

Senza torri, ma c’è la regina

Quel cambio di dimensione di ventiquattro anni fa

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Ventiquattro anni orsono, il presidente americano Bush jr disse: “da oggi il mondo non sarà più lo stesso”.
Vero e falso insieme.

Falso perché era il rinnovo nella continuità di una governance mondiale affermata nel 1945 e in continua revisione; vero perché si entrava nell’era del controllo tecnologico generalizzato e dell’ammaestramento alla sottomissione (da cui tutte le pratiche di “sicurezza” cui sono sottoposti i passeggeri degli aerei all’imbarco quando le stive sono alla mercé quotidiana di ogni sabotaggio terroristico), e si aveva una riscrittura delle mappe energetiche, come annunciato meno di due anni prima nel Rapporto Cheney, dal nome di colui che nel 2001 fu nominato vicepresidente degli Stati Uniti, con tutte le conseguenze geostrategiche che oggi conosciamo e infine perché l’irruzione dell’Asia ai massimi livelli doveva essere metabolizzata mentre ci si doveva concentrare per tenere divisi gli europei che, malgrado le loro classi politiche, erano in continua crescita.

Ma direi vero soprattutto per un altro aspetto

Non voglio entrare nella dinamica degli attentati, nella loro vulgata e in un dibattito che alla fin fine non porta a niente perché non conta tanto chi sia l’autore materiale di un fatto, quanto chi e come lo capitalizza.
L’abbattimento delle Due Torri, a pochi mesi dal primo volo di linea coast to coast guidato da terra senza pilota, riveste anche un simbolo, le torri essendo rappresentazione di potere imperiale.
Il messaggio simbolico è l’abbattmento del potere americano? Direi di no, credo che sia piuttosto l’annientamento della fisicizzazione geografica di un “impero” (o meglio di una caricatura imperiale) sempre più transnazionale e invisibile, che può far proprio un apparente declino americano, sublimandolo in una dimensione consona alla fluidità dell’epoca.

Credo che questo aspetto non sia stato mai affrontato seriamente, e ciò ricade sulle analisi(?) e sulle aspirazioni(!) politiche che anziché essersi portate avanti, fino a rigenerare pensiero e prassi per il millennio in cui siamo entrati, sono scivolate addirittura indietro di decenni, talvolta di oltre un secolo.
Insomma, quasi tutti i presunti critici politici sono come i passeggeri di un volo, a discutere sui centilitri che si possono portare a bordo, o sui centimetri dei bagagli a mano senza occuparsi minimamente del fatto che nella stiva ci possono imbarcare di tutto, a cominciare dall’uranio arricchito, o esplosivo per attentati di cui saranno vittime.
Troppa reazione viscerale alle cose e troppa miopia.

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