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Sessantottini dietro alla lavagna

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La Gelmini vorrebbe vedere fuori dalla scuola i professori e i dirigenti che la usano come tribuna politica.

“Se un insegnante vuol far politica deve uscire dalla scuola e farsi eleggere. Ci sono alcuni dirigenti scolastici e insegnanti, una minoranza, che disattendono l’attuazione delle riforme: criticare è legittimo ma comportarsi così significa far politica a scuola e questo non è corretto”. Lo afferma il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, secondo cui le manifestazioni dei precari odierne coinvolgeranno “un numero limitato di persone”.
Intervistata dal Corriere della Sera, Gelmini spiega che il numero sarà “limitato rispetto ai tanti genitori e studenti che non si vogliono più accontentare di una scuola mediocre”. La protesta, aggiunge, “esprime un disagio reale che va rispettato. Ma la sinistra preferisce salire sui tetti per esprimere la solidarietà ai professori e cavalcare il disagio sociale senza assumersi responsabilità per il passato. La scuola non può essere il luogo della protesta della sinistra e della Cgil”. “Per anni – prosegue il ministro – complici i sindacati, si é data la sensazione che ci fosse spazio per tutti quelli che volevano fare gli insegnanti, per poi lasciarli in graduatoria anni ed anni. Sono state vendute illusioni che si sono trasformate in cocenti disillusioni”, Tuttavia, “credo che nei prossimi 5 anni, grazie ai prepensionamenti, la gran parte di questi precari verrà assorbita negli organici”. Per gli studenti stranieri, conclude Gelmini, “dall’anno prossimo ci sarà un limite del 30%”, altrimenti “rischiamo di creare delle classi ghetto”.

Ma attenzione alle riletture del Sessantotto in salsa ciellina: rischiano di essere almeno altrettanto snaturanti della lettura ufficiale.

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