sabato 20 Luglio 2024

Si nasce, non si diventa

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        Facciamocene tutti una ragione. Onesti si nasce, non si diventa. E non c’è nessuna terapia riabilitativa che consentirà ai malfattori di ravvedersi e agli onesti di comportarsi in modo delinquenziale. Come spesso accade, è tutta una questione di cervello. Lo hanno dimostrato due studiosi della Harvard University di Boston, Joshua Greene e Joseph Paxton, con un’indagine e un test pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
I due hanno messo a punto un “test dell’onestà” che permette di capire chi è di indole onesta e chi, se ne ha l’occasione, tende ad imbrogliare il prossimo. Il test si basa su un gioco in realtà molto semplice. I partecipanti scommettono sull’esito del lancio di una moneta, il classico “testa o croce”. Nella prima parte del gioco, prima del lancio, i volontari scrivono su un foglio la loro previsione. Nella seconda invece, devono dire, a lancio avvenuto, se avevano previsto giusto. Sta dunque a loro dire se hanno vinto o meno la scommessa. E’ ovvio che questa dichiarazione sta alla loro onestà personale, perché potrebbero imbrogliare e dire di aver ‘azzeccato’ l’esito del lancio e quindi vinto la scommessa.
Eppure, in molti casi i volontari sembrano rispondere con onestà senza approfittare dell’opportunità di imbroglio; mentre altri tra loro imbrogliano di certo, dicendo di aver previsto bene l’esito del lancio.
A questo punto entrano in gioco i neurologi, con il monitoraggio di aree del cervello dei partecipanti, come la corteccia prefrontale, legate alle decisioni e al controllo dei comportamenti, usando la risonanza magnetica funzionale. Il risultato? Nel cervello dei “naturalmente onesti” non si accendono queste aree prima di dichiarare se hanno vinto o perso la scommessa; viceversa esse si accendono nel cervello dei cosidetti imbroglioni.

Secondo i neurologi, tutto questo significa che l’onestà è un comportamento di default che non richiede autocontrollo da parte del cervello. Per gli onesti, dunque, non vale il detto “l’occasione fa l’uomo ladro”. I disonesti, invece, devono pensare al fatto se sfruttare o meno l’occasione di imbrogliare e, alla fine, se ne hanno la possibilità, lo fanno.
Una volta validato, il test potrebbe
anche avere usi quatomeno discutibili: come sul luogo di lavoro per controllare gli impiegati e misurarne la loro onestà. Con esiti tutti da scoprire.

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