In quelle di un diavolo zoppo
È una sera d’autunno inoltrato. Il ritorno all’ora solare anticipa il tramonto. Ed alle sei sembra già notte fonda. Sensazione accentuata dagli ultimi, cervellotici, provvedimenti, che, obbligando i locali alla chiusura (leggasi fallimento) proprio a quest’ora, svuotano le strade. La gente ritorna diretta a casa dopo il lavoro. E solo pochi giovani, si aggirano, mascherati e straniti per le vie vuote. Siamo in pieno 1984 orwelliano. Con una differenza. Quel Grande Fratello era certo un tiranno. Ma era, almeno, intelligente. Questi…
Comunque, me ne sto qui, seduto, in terrazza. Come durante il lockdown. Che, poi, a ben vedere, mica era tanto diverso…
Me ne sto qui, guardo la notte. E penso… penso ad Astarotte.
O che c’entra, ora, ‘sto Astarotte? Chiederà qualcuno… C’entra, c’entra… perché, vedete, Astarotte è il diavolo filosofo venuto fuori dalla fantasia di quel geniaccio che era Luigi Pulci. Uno dei grandi irregolari della nostra cultura, che di irregolari, fortunatamente, ne annovera molti. Una sorta di compensazione per la piatta tradizione cortigiana della maggioranza dei nostri intellettuali.
Astarotte è uno strano diavolo. Che viene, nel Morgante, evocato da Malagigi, una sorta di Mago Merlino in salsa Toscana.
Ora, va detto che il Pulci il suo Astarotte non se l’è proprio inventato. L’ha cavato fuori da qualche grimonio, o libro di magia, visto che il nostro avventuroso poeta – che non per caso finì la sua esistenza movimentata al servizio di Roberto di San Severino, uno dei più brillanti Capitani di Ventura del secolo – con le arti occulte ci trafficava, e non poco. Cosa che qualche sospetto suscitò. Ma si era nel Rinascimento, ed anche alcuni papi vi si dedicavano con passione. Come dimostra lo Studiolo Borgia in Vaticano.
Astaroth, nella tradizione che risale ai rabbini, è uno dei Principi infernali. Un diavolo che ha a che fare con la scienza. E con la matematica. Tant’è vero che, nel Pulci, portando in volo Rinaldo dall’Egitto a Roncisvalle, ne approfitta per esporre lambiccate teorie astronomiche e matematiche. Che, naturalmente, non sono che il riflesso di quelle del tempo.
Riflesso deformato, però. Perché Astarotte non è un vero scienziato. Piuttosto un saccente e un saputello. Una specie di “nerd” se vogliamo, che pontifica su tutto. Ma non ha alcuna vera competenza. E il suo sapere, esibito con compiaciuta sufficienza, non serve a nulla. Anzi, rischia di far danno. Perché il diavolo ti trasmette solo una conoscenza imprecisa, volutamente confusa. Ovviamente per confonderti. Per suscitare in te dubbi, insicurezze… paure soprattutto. Una falsa conoscenza che non ti libera. All’opposto ti vincola con lacci e lacciuoli. E ti rende schiavo…
Guardo la notte, e attendo la Luna. Da uno degli appartamenti vicini mi giungono le voci, attutite, di un qualche talk… Io la TV non la accendo più. Da mesi. L’ho appaltata a mio figlio, che, intelligentemente, guarda solo cartoni…
Parlano del Covid, ovviamente. Ormai non esiste altro tema. Altro argomento.
È mi pare di riconoscere la voce stentorea di qualche virilogo mediatico. Uno dei santoni oggi più ascoltati… Un veterinario, probabilmente. Un esperto di flora batterica vaginale. Uno studioso delle zanzare… Pontifica. Prevede. Minaccia. Sentenzia…
Ripenso ad Astarotte… lui, almeno, grazie al Pulci, argomentava con arguzia. E in buon toscano…