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Siete stati liberati

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E non ci dite neppure grazie. Ma se non era per noi occidentali 

Gli schizzi di sangue sulle pareti si alternano ai buchi lasciati dai proiettili. Nei villaggi, rimasti semi deserti, le case sono distrutte, sventrate, alcune bruciate. Sui pavimenti restano i segni delle vite interrotte con violenza il 4 agosto 2013; nei cortili i cumuli di terra sotto cui sono stati sepolti i civili ammazzati. Siamo in Siria, provincia di Latakia. A compiere la strage sono stati i ribelli, venti gruppi diversi. A denunciarlo è un report di Human Rights Watch: secondo l’organizzazione non governativa almeno 190 civili sono stati giustiziati nell’offensiva iniziata quel giorno e oltre 200 persone – soprattutto donne e bambini – sono state sequestrate. Molti sono ancora ostaggi di due gruppi armati di ribelli: «Islamic State of Iraq» e «Sham and Jaish al-Muhajireen wal-Ansar». Almeno 67 delle vittime avevano una sola colpa: abitare in villaggi filogovernativi, alawiti, vicini al presidente Bashar al Assad.
CRIMINI DI GUERRA E CONTRO L’UMANITA’ – Il rapporto si intitola «“Puoi ancora vedere il loro sangue”: esecuzioni, omicidi indiscriminati e sequestri di persona da parte delle forze di opposizione nell’area di Latakia» . In 105 pagine Human Rights Watch presenta le prove che ha raccolto sulle uccisioni dei civili il 4 agosto , il primo giorno dell’operazione. I risultati suggeriscono che si tratta di crimini di guerra e contro l’umanità, sostiene con forza l’Ong.
ATTACCO PIANIFICATO – «Non si tratta di crimini commessi per l’iniziativa di singoli combattenti- spiega Joe Stork, il direttore per il Medio Oriente di Human Rights Watch -. Qui si è trattato di una vera e propria operazione, un attacco coordinato e pianificato contro la popolazione civile di questi villaggi alawiti» . Per dare giustizia a queste vittime, suggerisce l’Ong, «il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe immediatamente riferire sulla Siria alla Corte penale internazionale». La popolazione siriana è schiacciata – dal marzo del 2011, quando è iniziata la rivolta – da un’onda di violenza che colpisce da più fronti. Human Rights Watch ha anche documentato i crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dalle forze governative siriane, dalla tortura sistematica alle esecuzioni sommarie.
20 GRUPPI, 14 GIORNI DI SANGUE – Il rapporto sui crimini commessi dai gruppi ribelli si è basato su un’indagine in loco e sulel testimonianze di più di 35 persone fra sopravvissuti all’attacco del 4 agosto, personale medico, combattenti e attivisti di entrambi i fronti, quello governativo e quello di opposizione . Sono stati anche esaminati video, foto, cartelle cliniche. Si è così scoperto che ad agire sono stati almeno 20 distinti gruppi di opposizione armata. L’operazione, durata fino al 18 agosto (14 giorni di sangue), è stata chiamata in diversi modi: «Campagna dei discendenti di Aisha , la madre dei credenti», «Offensiva Barouda» oppure «Operazione per liberare la costa». Non è ancora chiaro quali di questi gruppi, o se tutti quanti insieme , abbiano avuto un ruolo attivo nelle stragi e nei rapimenti avvenuti nei villaggi in cui il 4 agosto si è consumata la maggior parte dei crimini. L’Ong ha finora identificato i cadaveri di 190 civili. Ci sono le prove che 67 di queste vittime accertate sono state giustiziate; per stabilire con esattezza le cause della morte delle altre 123 persone serviranno invece ulteriori indagini. Di certo 43 erano donne, bambini e anziani.

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