lunedì 19 Agosto 2024

S’ode a destra uno squillo di tomba

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Perché, di vittoria in vittoria, il centrodestra porta in sé l’irrimediabile sconfitta

 

Il centrodestra governa 15 regioni e ha quasi la maggioranza assoluta nel voto, eppure si parla di sconfitta.
Se ci si sofferma ai numeri emersi in Votando con le stelle, questo sembra assurdo, ma la verità è che già traspare tutta l’inconsistenza del centrodestra. Capta il malcontento, che è comunque inferiore a quello che esso immagina, ma non offre alternative che non si esauriscano nei toni delle parole. Gli riesce l’ammucchiata dei bofonchiamenti, ma in realtà il mosaico che contrapporrebbe alla sinistra non si sa cosa sia e cosa esprima.
La campagna acquisti sul territorio è ancora e sempre rivolta al cimitero degli elefanti, ai trombati e agli scarti della casta politica. Al deep state si contrappongono solo prese di posizione, anche dure ed estreme, ma tutte virtuali e non viene disegnato uno straccio di programma per andare a occupare il terreno che conta, che non è affatto quello che si rinnova con le elezioni.
Il centrodestra non può liberarsi dai vincoli esterni e dai vincoli interni, semplicemente perché è impossibile. Né può competere con i poteri strutturali perché ne ha davvero pochi e perché in quell’area non c’è voglia di mettersi a lavorare.

Non ha un’Idea del mondo ma rimastica – in forme moderate – quella dominante.
I soli punti di discordia sostanziali con il centrosinistra riguardano la politica del gender, ma con molta moderazione anche perché diversi paladini del gender sono ben piazzati intorno alle segreterie della destra, e i proclami per calmierare l’immigrazione. Cosa che dipende, comunque, anche dal vincolo esterno. Se Salvini è riuscito per mesi nella sua pregevole sfida alle Ong (peraltro perduta nell’estate del 2019) lo deve molto alla strozzatura delle migrazioni prodotta in Niger dai francesi e, quindi, alla rarefazione dei flussi.
Insomma se il centrodestra dovesse subentrare al centrosinistra al governo si troverebbe a fare sostanzialmente e forzatamente la politica di oggi, per di più indebolito dalla fronda del deep state, e senza una visione d’insieme.
Che è quella che manca. E a cui sopperisce con diverse dosi di “sovranismo”, ovvero di superstizione retrograda, astratta e penalizzante, teleguidata da logge Wasp, buona solo a strillare nei social e a creare plebi virtuali con coccarde e ghigliottine di cartapesta, aizzate contro le sole possibilità di emancipazione che abbiamo in Europa.
Se si vuole essere qualcosa di diverso del mondialismo progressista (ma lo vogliono?) è necessaria una proposta politica, strategica e culturale all’altezza dei tempi.
Temo che domani non sarà la vigilia di quel giorno.

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