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Postsessantottismi: il privato ora è davvero pubblico mentre il pubblico è privatizzato

Se c’è una cosa che il Datagate è riuscito definitivamente a mettere in luce è che la nostra privacy non è mai stata così a rischio. A volte grazie alla proattività delle agenzie governative, altre grazie al crescente utilizzo dei social network, che spesso inducono a barattare la propria riservatezza in cambio di un Mi Piace. Un’ulteriore vulnerabilità per la nostra privacy potrebbe venire dal mondo dei videogiochi, più precisamente dall’Xbox One, la prossima console di Microsoft della quale abbiamo parlato nelle scorse settimane. Ci riferiamo in particolare all’accoppiata data dal nuovo Kinect e dall’Xbox Live. Il primo è l’avanzatissima (e obbligatoria) telecamera con cui interagire con la console in stile Minority Report, capace di rilevare qualsiasi suono e movimento. Il secondo è invece la piattaforma di Microsoft – da 50 milioni di utenti – nata originariamente per giocare online e sulla quale, nel tempo, si sono poggiati sempre più servizi, inclusi quelli di comunicazione.
Il colosso di Redmond, infatti, dopo avere acquistato Skype vuole trasformare il servizio di messaggistica nello standard per le videocomunicazioni su Xbox One attraverso il Kinect. Un’opzione sulla carta interessante, non fosse che nelle condizioni per l’utilizzo del servizio Live al punto 11 si legge che «l’utente non dovrà aspettarsi alcun livello di protezione dei dati personali che riguardano l’utilizzo delle funzionalità di comunicazione dal vivo offerte tramite il Servizio Xbox LIVE», incluse chat vocali e video. Dichiarazione questa rafforzata da un altro punto in cui si precisa che «Microsoft potrà monitorare tali comunicazioni nella misura massima consentita dalla legge». Non bastasse, nella Informativa per la Privacy di Xbox si legge che «Microsoft può condividere o divulgare informazioni personali, compreso il contenuto delle comunicazioni per rispettare le leggi o per rispondere a richieste legittime o procedimenti legali, incluse quelle provenienti dalle forze dell’ordine e dalle agenzie governative».
Queste, è giusto ricordarlo, sono normative vigenti già da alcuni mesi. Il motivo per cui destano qualche preoccupazione è in prospettiva, dato che le capacità del nuovo Kinect saranno così accurate che alcune nazioni come l’Australia e la Germania già lo assimilano a un dispositivo di videosorveglianza.
Per fare chiarezza in merito abbiamo chiesto informazioni a Microsoft, la quale ha risposto a Corriere.it che i dati degli utenti vengono forniti solo in caso di processi legali e che ogni richiesta da parte degli organi di giustizia o delle agenzie governative viene vagliato attentamente e respinto qualora non sia ritenuto idoneo. Da ultimo, Microsoft ha precisato che la sua attività di monitoraggio si attiva solo nei confronti di specifici account o identificativi, e non di tutti indiscriminatamente.
È poi notizia di questi giorni che Don Mattrick, presidente della sezione Interactive Entertainment Business di Microsoft, ha annunciato la revoca dell’obbligo per la console di essere sempre connessa a Internet. Ciò dovrà accadere solo una volta, al momento della prima installazione, che poi sarà il momento più importante per tutelare la propria riservatezza. In questa fase si potranno infatti impostare le opzioni relative alla privacy, decidere quando il Kinect si attiverà e, soprattutto, regolare la condivisione di foto, immagini e dati biometrici. E le conversazioni effettuate davanti alla console accesa? Saranno rilevate dal microfono del Kinect ma non verranno registrate né inviate altrove. A chiunque voglia saperne di più, raccomandiamo la lettura delle domande frequenti sulla privacy e sulla sicurezza online del Kinect.
A ben guardare condizioni contrattuali analoghe si trovano nelle informative sulla privacy che regolano altri servizi, incluso il Sony Entertainment Network. Ma il PlayStation Eye, l’equivalente del Kinect per PlayStation 4, sarà facoltativo. Ecco perché il colosso americano dovrà essere molto attento nei prossimi mesi nel rassicurare i propri potenziali clienti e, soprattutto, nello spiegare perché il Kinect sia obbligatorio per godersi al meglio i videogiochi della prossima generazione.

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