sabato 20 Luglio 2024

Subcultura e putinismo

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored


Perché in certi ghetti si ha una visione idealizzata della Russia e si sostiene una causa che a Mosca non c’è

Se la Russia (ipotesi di secondo tipo), tornasse ad allinearsi con Parigi e Berlino per un progetto gran continentale che metterebbe in discussione la leadership americana, essa sarebbe nostra alleata.
Nell’ipotesi di terzo tipo che, rompendo una complicità ininterrotta di circa due secoli, e una subordinazione di fatto all’altro partner della coppia imperialista, Mosca si trovasse improvvisamente a combattere gli Stati Uniti, sarebbe opportuno restare a guardare sperando che si facessero male a vicenda.
Nella condizione attuale in cui, perseguendo soprattutto gli interessi americani, ci fa la guerra in Ucraìna, in Libia e in Mali, la Russia è nostra nemica e sta a noi trovare come combatterla senza fare il gioco degli statunitensi e soprattutto degli inglesi che puntano anche sul reciproco dissanguamento. In ogni caso, sia per questioni di giustizia che per la difesa degli spazi vitali, non possiamo essere neutrali e men che meno sabotatori pro russi, che è anche un modo di sostenere gli americani come ha fatto ampiamente capire Gladio che lo fa spudoratamente.

Scontro di civiltà?
In alcuni ghetti si spaccia questo conflitto come uno scontro di civilà tra Est e Ovest, tra multipolarismo e unipolarismo, tra tradizionalismo e progressismo, tra religione e ateismo.
Sono, appunto, teorie di ghetto che non trovano alcun riscontro nella pratica.
La Cina ha dato picche a Mosca mentre è Washington, con l’aumento d’importazione di idrocarburi, a offrirle fiori. Gli Usa stanno puntando da anni su un multipolarismo asimmetrico e in quest’ottica hanno ritagliato per la Russia l’abito e lo spazio che occupa; intanto Mosca promuove temi mondialisti ed è guardiana del Wto addirittura contro il ridimensionamento promosso dagli Stati Uniti. La società russa, tra droga, aborti, vendita di figli, suicidi e rapper trans che fanno campagna lgbt sui canali di Stato, è un Occidente più povero e più misero, con la sola eccezione delle arretrate campagne delle diverse multietnie pre civili. La religione in Russia è utilizzata come in America, e Putin infatti ha chiamato la guerra che non ha nominato utilizzando la Bibbia esattamente come i pastori evangelisti americani, ma non è altro che retorica di Stato. Se vogliamo sostenere che il popolo minuto, soprattutto nelle campagne, abbia una concezione religiosa della vita, a parte l’intendersi su quel che questo significa in realtà, non lo ha di certo più che in Polonia o in Ucraìna.
Non ci sono scontri di civiltà, semmai confronti tra due espressioni dello stesso modello, e il fatto che uno sia meno riuscito dell’altro, a cui tende sempre e comunque, non è un dato meritevole.
Nè ha senso la presunta opposizione al capitalismo liberale in nome di un capitalismo di Stato che è tale solo di facciata ma cela uno Stato a disposizione delle razzie di un pugno di oligarchi ex Kgb che diventano multimiliardari vendendo le risorse del loro sub continente e girando i proventi nei paradisi fiscali occidentali mentre al popolo restano solo le briciole, al punto di avere il pil al livello della piccola Spagna.

I putinisti de noantri
Chi ha idealizzato Putin, i suoi carri armati, i suoi bombardamenti e le sue minacce nucleari, in una certa area che definisco destro-terminale, si suddivide in tre categorie: una fetta dei cosiddetti cattolici tradizionalisti, i compagni mancati e quelli che devono dire no a qualsiasi affermazione. Solo questi ultimi hanno la scusante della superficialità di analisi. Se provassero ad analizzare quanto avviene, quello che si dice, come parlano gli “inviati” tv e via dicendo, si accorgerebbero che, titoli a parte, che sono necessari per mantenere l’ipnosi bipolare su cui si fonda il sistema, in Italia i main stream sono sostanzialmente a favore della “pace”, ovvero della spartizione dell’Ucraìna come vogliono sia i russi che gli americani. Gli antagonisti non dicono no come credono, bensì sostengono il disegno main stream a cui intenderebbero opporsi. Fermo restando che il giorno in cui i media condannassero i pedofili, seguendo il proprio riflesso, essi dovrebbero sostenere la pedofilia. Diciamo che, analisi a parte, c’è un limite di buon senso e di buon gusto nel prendere posizione. Condannare un popolo indomito, aggredito dalla seconda potenza militare mondiale, non è roba da persone centrate e con un minimo di etica.
E in effetti ciò avviene con disagio e con scuse traballanti, e in aggiunta la cativeria, il sarcasmo, la rabbia dei loro commenti tradiscono generalmente un’infelicità di fondo, propria a quelli che nel profondo sanno di non stare bene nella propria pelle e nei propri pensieri e non vogliono ammetterlo, sicché diventano idrofobi perché in realtà ce l’hanno con se stessi.

Sottoculture social
Perché trovano qualche credito i deliri che trasformano la Russia di Putin nella Terra Promessa dei liberatori da ogni male? C’è una spiegazione sociologica: è il frutto di quella che si definisce subcultura.
La società si ghettizza sempre di più e si costruisce canali di comunicazioni da ghetto che si caratterizzano tutti per l’opposizione alla cultura dominante, ma non per una cultura propria.
Fanno cultura inversa e si nutrono di essa.
Chiusi ventiquattrore su ventiquattro in queste prigioni, nell’ora d’aria su smartphone gli utenti si trasmettono le proprie evasioni pindariche.
Così facendo non perdono solo il senso della realtà ma l’interesse ad approfondire gli stessi stimoli che ricevono dal proprio ghetto. Si è arrivati a immaginare che Zemmour potesse diventare Presidente della Repubblica: a furia di ripeterselo in decine di migliaia, e sfuggendo rigorsamente il confronto con il reale, ci si è creduto immancabilmente. I sondaggi che dicevano il contrario erano sicuramente falsi.
La stessa cosa avviene per il paradiso putinista. È bastato che una struttura venuta fuori dal Kgb, la Fondazione San Basilio il Grande, iniziasse a trasmettere la visione di una Russia virtuosa, bianca e destinata ad essere la Terza Roma, che questo ragionamento astruso, del tutto minoritario in Russia e destinato per propaganda alle destre occidentali, venisse preso acriticamente come il quadro della realtà.
Non è così, ma dato che non si possono mettere in discussione i dogmi dei ghetti in cui si è reclusi, chiunque dica la verità viene tacciato di americanismo.
Quando se c’è oggi qualcuno che fa appieno il gioco degli americani in Europa, questi sono proprio i filorussi. Che ragionano sempre di più come Testimoni di Jehowa e sono costantemente obbligati a negare la realtà e a capovolgere i fatti al di là di ogni limite di umana decenza.
Un effetto obbligato della passività sociologica e psicologica.

Ultime

Alto tradimento

Il 25 luglio tedesco: cruento e fallito

Potrebbe interessarti anche