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Tempi malinconici

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Il dimissionario sottosegretario alla presidenza è uno dei pilastri dell’edificio antifa. Capito che governo?

MALINCONICO: “MIE DIMISSIONI SPONTANEE PER RASSERENARE CLIMA” – “Mi sono recato dal Presidente del Consiglio per un incontro da me sollecitato nei giorni scorsi per rassegnare le dimissioni di fronte al crescente attacco mediatico che mi ha coinvolto, mio malgrado”. Cosi’ Carlo Malinconico, in una nota, spiega le sue dimissioni. “E’ stata una decisione sofferta ma convinta che ho assunto nell’esclusivo interesse del Paese, pur nella consapevolezza della mia correttezza e buona fede. Mi auguro che questo mio gesto del tutto spontaneo rassereni il clima generale e contribuisca al proficuo proseguimento dell’impegnativa azione di Governo”.
LE INTERCETTAZIONI/ E ci sarebbero anche delle telefonate a comprovare il legame  tra il sottosegretario e Piscitelli. E’ il primo maggio 2008. Malinconico, grazie a Piscicelli che si è fatto in quattro per riuscire a trovargli una stanza al «Pellicano», deve raggiungere l’Argentario. A ora di pranzo Piscicelli, che è già in zona, lo chiama. “Alle ore 13.12 Piscicelli – si legge nei documenti del Ros – dopo alcuni tentativi andati a vuoto effettuati poco prima, riesce a mettersi in contatto telefonico con il professor Malinconico, il quale riferisce di essere però ancora a Roma. “Non ti ho potuto rispondere prima – spiega Malinconico a Piscicelli – perché ero alla celebrazione del 1 maggio e quindi ero un po’ in difficoltà a parlarti… ci dovrei arrivare… adesso mangio qualcosa qui… sono ancora a Roma… e poi veniamo… insomma con un po’ di tranquillità ma insomma… non vorrei fare troppo tardi… tu dove sei?… sei già lì?”. Sì, Piscicelli è già all’Argentario: “Noi siamo a casa – replica – e ti ho chiamato per dire… che siamo qui… quando volete tu e Grazia (la compagna di Malinconico, annota il Ros)… senza complimenti, fate come volete… quando avete voglia di fare qualcosa, di vederci, ci chiamate…siamo qui”.
NUOVO SCANDALO CHE STA PER ESPLODERE PER IL GOVERNO MONTI. Dopo il caso Malinconico, potrebbe arrivare un nuovo scossone per il governo guidato dall’austero professore bocconiano. E a mettere in imbarazzo Monti potrebbe essere nuovamente un altro sottosegretario: Mario Cecchi ora in forza al Ministero dei Beni Culturali, ma prima commissario all´area archeologica di Roma.
Durante il suo mandato di super commissario nella Capitale, Cecchi, secondo le ricostruzioni di Repubblica,  affidò i lavori di restauro del Colosseo alla Tod´s di Diego Della Valle. Appalto ora finito nel mirino dell’Antitrust, secondo cui la trattativa privata che l´anno scorso incoronò sponsor unico la griffe marchigiana “appare come una indebita restrizione del confronto concorrenziale che avrebbe potenzialmente potuto portare a un´offerta più vantaggiosa”. Il parere, al quale il ministero dei Beni Culturali dovrà rispondere entro due mesi, è stato trasmesso all´Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Ma per il 25 gennaio è atteso anche il verdetto del Tar che potrebbe rimettere tutto in discussione.
Ricostruendo la vicenda, all’origine dell’apertura del fascicolo da parte di Antonio Catricalà, allora alla guida dell’authority che vigila sulla concerrenza ci fu una segnalazione del Codacons a seguito della quale l’Antitrust riscontrò una “totale difformità” tra l´avviso pubblico emesso nel 2010 per cercare gli sponsor che avrebbero dovuto “finanziare e realizzare” il restauro e il successivo accordo stipulato con Tod´s: Della Valle avrebbe sborsato 25 milioni in cambio dello sfruttamento dell´immagine del Colosseo. Accordo concluso a trattativa privata su decisione dell´allora commissario all´area archeologica di Roma dopo che la gara aperta andò di fatto deserta.
 Il problema, a giudizio dell´Autorità, è che l´avviso pubblico imponeva allo sponsor non solo di finanziare ma pure di completare la progettazione e assumere la direzione dei lavori, coordinare l´appalto a terzi o la sua esecuzione diretta. Offrendo inoltre la possibilità di utilizzare il logo del celebre anfiteatro non oltre la durata del cantiere, stabilito in 36 mesi, e non per 5 anni come da intesa con Tod´s.
Tra l´altro, rileva anche l´Antitrust, una volta ricevuta la proposta di Della Valle, l´amministrazione appaltante “ha assegnato agli altri soggetti interessati un termine inferiore a 48 ore per la presentazione delle offerte”. Scadenza “inadeguata a consentire l´esperimento di una effettiva competizione tra i soggetti convocati”.

 

 

 

 

 

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