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Tengono la sinistra

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Gli inglesi vogliono fare la guerra ai tacchi a spillo

    Sono sempre più vertiginosi, sexy e sfacciati. Addirittura pericolosi, sostengono alcuni recenti studi medici. Per questo vanno banditi sul luogo di lavoro. Niente più tacchi a spillo né donne galleggianti sui quei 10-12 centimetri di eleganza. A proporlo è il Trade Union Congress britannico (Tuc) ovvero il più grande sindacato del Paese che rappresenta più di 6,5 milioni di lavoratori (e lavoratrici).
I dirigenti del Tuc hanno approvato una mozione anti stiletto che presenteranno il mese prossimo alla loro conferenza annuale, con l’obiettivo di incoraggiare le donne a camminare più comode in ufficio. Non solo i trampoli provocano vesciche, mal di schiena e dolori muscolari (problemi di salute che causano la perdita di due milioni di giornate lavorative all’anno). Ma sono anche sessisti, sostengono i sindacalisti. “Molte donne si sentono obbligate ad andare in giro con tacchi vertiginosi che dovrebbero vedersi solo a Hollywood o sulle passerelle”, pensa il Tuc.
Ma quanto si sbaglia. Dopo questa infelice uscita il mondo delle donne lavoratrici è in rivolta. “Giù le mani dai nostri tacchi”, è il coro che si leva da uffici e palazzi governativi. Una deputata dei Conservatori, Nadine Dorries, ne fa addirittura una questione politica. “Il Tuc dovrebbe smetterla di usare queste tattiche maschiliste per distrarre l’attenzione dal caos che regna nel Labour – sostiene la deputata – Io sono alta 1,60 centimetri e se non avessi i miei amati stiletti non potrei guardare i miei colleghi maschi negli occhi. I tacchi sono il mio status symbol, perché dovrei rinunciarvi?”.
Del resto il sindacato non ha pensato né di bandire i costosi orologi dei manager né di regolare i nodi delle cravatte dei broker. Perché allora prendersela proprio con le scarpe delle signore? “E’ una di quelle trovate che fanno parte del dipartimento non hanno proprio null’altro a cui pensare?”, osserva sul Daily Mail Maureen Rice, direttrice del magazine Psychologies. Mentre la presentatrice tv Konnie Huq sostiene che plateau, zeppe e rialzi siano un simbolo di potere e conferiscano alle donne la stessa sicurezza che un buon abito di sartoria regala agli uomini.
Insomma, la guerra dei tacchi è cominciata. Il tabloid Sun ha addirittura lanciato la campagna “Save our soles” (Salviamo le nostre suole) invitando uomini e donne a firmare la petizione sul suo sito per salvaguardare la specie ormai protetta degli stiletti. Servirà a contrastare la propaganda sindacale del prossimo mese, dal titolo un po’ forte “To hell with heels”, all’inferno i tacchi alti, che già si preannuncia infuocata. Sarà accompagnata anche da una nota dell’associazione britannica dei podologi che consiglia alle aziende di sottoporre le portatrici di tacchi killer a un “risk assessment”, per determinare se in futuro potrebbero reclamare giorni di malattia per curarsi le vesciche.
“Ridicolo – sbotta Michelle Dewberry, donna d’affari, vincitrice del talent show The Apprentice – Io indosso il tacco 12 ogni giorno in ufficio e svolgo perfettamente il mio lavoro”. La Sex and the City generation assai difficilmente farà passare liscia al Tuc questa provocazione. Perché tutte le figlie di Carrie Bradshaw, nonché cultrici di Manolo Blahnik e Jimmy Choo, sono d’accordo con una celebre frase della diva Marilyn Monroe: “Non so chi abbia inventato i tacchi a spillo, ma noi donne gli dobbiamo davvero molto”.

E anche i maschi. Ma non quelli britannici ovviamente. Vuoi vedere che vox populi?

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