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Tentazione turanica

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Le nuove prospettive ungheresi

Fidesz, il partito di Viktor Orban, sta rivoluzionando profondamente l’Ungheria, riuscendo nell’arduo tentativo di trasformare un Paese geograficamente piccolo, carente di risorse naturali e poco rilevante dal punto di vista geopolitico, in uno dei pilastri fondamentali del nuovo conservatorismo occidentale e, soprattutto, in una piccola potenza con proiezioni egemoniche nell’Europa centro-orientale, soprattutto in Romania e Ucraina, e forte del possedere interessi comuni ed agende estere convergenti con i grandi giocatori asiatici, in primis Russia e Turchia.
Il turanismo, una delle scuole di pensiero che muove gli ideologi di Viktor Orban, ha infine portato l’Ungheria nell’Estremo oriente: in Giappone.

Orban a Tokyo
Il 5 dicembre Orban è volato in Giappone per una due-giorni ufficiale dedicata alla celebrazione del 150esimo anniversario delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. La visita si sta rivelando altamente produttiva ed un’occasione importante per consolidare un rapporto storico, datato all’epoca austro-ungarico, attraverso la firma di nuovi accordi e il rinnovo e l’estensione di quelli esistenti.
L’importanza del Giappone per l’Ungheria si può comprendere meglio soltanto guardando ai numeri dell’economia e del commercio. Tokyo è, già oggi, il principale investitore asiatico nel Paese europeo, nel quale sono presenti 170 compagnie nipponiche che forniscono occupazione a 35mila persone, e il valore annuale dell’import-export è di circa 2 miliardi e 200 milioni di dollari.
Orban e Shinzo Abe hanno dato particolare enfasi alla collaborazione bilaterale nel campo dell’alta tecnologia, della cultura e del commercio, ma hanno anche discusso di politica estera, con il primo che ha assicurato pieno supporto diplomatico per quanto riguarda la denuclearizzazione della Corea del Nord.
I principali risultati che Orban porta a casa sono i seguenti: il prolungamento dello Stipendium Hungaricum, un programma di borse di studio finanziato da Budapest per universitari provenienti “dall’Est e dal Sud del mondo” che attualmente sta consentendo a 100 giapponesi di perfezionare i propri studi nelle università ungheresi, il rafforzamento della cooperazione fra l’alleanza Visegrad e Tokyo, l’alleviamento delle restrizioni sull’esportazione di suini e pollame ungheresi in Giappone, l’apertura di una linea di credito dell’Eximbank ungherese da 1 un miliardo e 200 milioni di dollari per migliorare il clima affaristico, e promesse di nuovi investimenti nel paese.
Sullo sfondo degli accordi, i due presidenti hanno preso parte ad una serie di eventi realizzati nella capitale per l’occasione, fra cui l’inaugurazione di un’esposizione di dipinti ungheresi al Centro d’Arte Nazionale, che durerà fino a marzo dell’anno prossimo, e l’apertura dell’Istituto di Cultura Ungherese.
I discorsi di Orban, che sono ruotati sull’identità spirituale e culturale comune che lega i due popoli nonostante la grande distanza geografica, hanno contornato le celebrazioni, suscitando grande interesse. Il primo ministro ungherese ha tenuto a ribadire che il suo paese vuole essere un ponte fra Ovest ed Est e ha, infine, invitato Abe a recarsi a Budapest.

Gli altri risultati del turanismo
L’Ungheria sta lavorando intensamente per aumentare la propria esposizione nel mondo turco, inteso non soltanto come Turchia ma anche come Caucaso ed Asia centrale. Dal 2013 Budapest e Ankara hanno stabilito un consiglio per la cooperazione strategica di alto livello, che si riunisce periodicamente e nel quale si discute ogni tema di interesse prioritario per la collaborazione bilaterale, dall’economia e gli investimenti fino alla cultura.
A fine novembre è stato svelato che l’Ungheria e l’Agenzia Turca per la Cooperazione (Tika) hanno concluso le ricerche per il ritrovamento della tomba di Solimano il Magnifico, morto durante l’assedio di Szigetvar nel 1566, e prossimamente sveleranno ulteriori dettagli. Una volta portata alla luce, la tomba dello storico sultano potrebbe diventare una destinazione popolarissima per i turisti turchi, che già oggi, annualmente, giungono a decine di migliaia per visitare la tomba del poeta ottomano Gül Baba, anch’essa restaurata nell’ambito di un progetto bilaterale.
In settembre, invece, a Budapest ha aperto un ufficio di rappresentanza del Consiglio turco, il primo in un paese dell’Ue. L’Ungheria, che dall’anno scorso ha lo status di paese osservatore all’interno dell’organizzazione, anche in questo vorrebbe fungere da ponte fra l’Europa cristiana e l’Asia turco-islamica, utilizzando come tramite fra i due mondi proprio la specificità turanica dell’identità ungherese.

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