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Terrore antifascista

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Francia, agosto ’44. È l’ora della “liberazione”: fucilazioni, torture disumane, crocifissioni, unghie strappate, occhi infilati e estratti con forbici, vendette personali spacciate per atti esemplari di giustizia, donne violentate con bastoni e rasate soltanto per aver sorriso a un tedesco. Pochi mesi dopo toccherà anche all’Italia provare le delizie del mondo democratico ed antifascista. Inizieranno nel ’44. Non la smetteranno più.

PARIGI – Sul palcoscenico pareva una gran festa: balli, bevute, amplessi, fuochi d’artificio, la Marsigliese a tutto volume e a squarciagola. Nella Francia dell’agosto 1944, grazie al generale de Gaulle che aveva trasformato tradimento e sconfitta in vittoria, si celebrava la Liberazione. Le Leica e le macchine da presa di allora inquadravano volti ridenti e soprattutto i partigiani dai tratti infantili. Erano i ragazzi del maquis , usciti da boschi e macchie, il popolo li guardava con fierezza, li accarezzava, erano tutti suoi figli. In realtà, la Liberazione, dietro le quinte, impugnava la falce, aveva la faccia livida della morte: si uccise spesso senza alcuna giustificazione con i tribunali sommari dei comunisti, con gli agguati, con le torture disumane come, in alcuni casi, la crocifissione; le unghie erano strappate una a una, gli occhi infilati e estratti con forbici e coltelli; i linciaggi erano episodi frequenti; le vendette personali per corna subite o debiti che non si volevano pagare diventavano atti esemplari di giustizia; molte donne erano violentate con bastoni e talora con picchetti usati per le tende e poi rasate soltanto per aver sorriso a un tedesco, l’accusa era di collaboration horizontale , collaborazione orizzontale.


Lo storico Fabrice Virgili, nel suo libro La France virile (Payot et Rivages, pp. 392, 22,11), ha tentato di calcolare il numero delle donne rasate, il che avveniva più per misoginia che per fatti di collaborazionismo o per aver avuto rapporti sessuali coi tedeschi: ebbene, a detta di Virgili, le presunte putains des boches punite tra il 1943 e il 1946 sono state ventimila e avevano l’età media di vent’anni. I miliziani di Vichy venivano assassinati a decine, è vano tenerne il conto. E in tutto questo orrore quanti erano i veri colpevoli? Chi meritava effettivamente una sorte del genere? Non si è mai saputo, né mai si saprà.
Mentre Charles Trenet cantava «Douce France, cher pays de mon enfance», si scatenò l’epurazione più selvaggia d’Europa. Ben pochi ebbero il coraggio di protestare e dire che i francesi, semmai, dovevano essere epurati in massa. Una grande fetta della popolazione (80-90 per cento, una percentuale ancora non accertata) accettò o subì troppo passivamente il governo collaborazionista, tenuto a briglia dal venerando maresciallo Pétain che si era fatto onore sui campi di battaglia del 1914-1918. Pétain fu processato dall’Alta corte e condannato, ma intervenne subito la grazia di un de Gaulle che lo aveva ammirato. Nel 1945, Laval, capo del governo di Vichy, fu condannato a morte e in cella, per evitare la fucilazione, si avvelenò: fu trascinato lo stesso, mentre rantolava, davanti al plotone d’esecuzione schierato nel carcere di Fresnes. Il generale de Gaulle si mostrò spietato come tanti altri. Nel 1940, da Londra, aveva già invocato vendetta e punizione per i traditori.
In questi giorni i cittadini celebrano gioiosamente lo sbarco in Provenza e la Liberazione, escono libri e i settimanali rievocano i fatti in apparenza senza timori reverenziali per la storiografia ufficiale. Oggi, forse perché il Pcf è ridotto a proporzioni ridicole, si rievoca il «terrore rosso» esercitato da decine di Robespierre usciti dall’ombra. I principali autori dell’epurazione furono i comunisti. E de Gaulle, forse per quel famoso appello del 1940, li lasciò liberi di agire per qualche tempo.
Henri Amouroux, massimo storico degli anni 1940-45 e membro dell’Académie française, dice: «I comunisti sapevano che, a causa della presenza delle truppe americane, non avrebbero mai potuto conquistare il potere sul piano nazionale. Ma si sfogarono sanguinosamente sul piano locale. Gli esempi sono infiniti. Viene a mente quell’ex tenutario di bo

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