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Toghe urlatrici

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Allarmistiche notizie riferite alla commissione antimafia e alla stampa. Dati falsati e già noti

 

CATANZARO – Alcuni degli sms inviati alla trasmissione ‘Quelli che il calcio’ e pubblicati attraverso il rullo posto in fondo al video sarebbero stati, in realta’, dei messaggi cifrati rivolti a boss mafiosi detenuti in regime di 41 bis. E’ quanto ha rivelato alla Commissione parlamentare antimafia, nel corso dell’audizione svoltasi l’11 maggio scorso, l’allora procuratore nazionale antimafia aggiunto, Enzo Macri’. Oggetto del colloquio di Macri’, delegato dal procuratore nazionale, Piero Grasso, con la Commissione antimafia e’ stata la situazione dei detenuti al 41 bis di cui il magistrato, oggi Procuratore generale ad Ancona, era responsabile per la Dna. ‘Quello degli sms alle trasmissioni televisive, e nel caso specifico a ‘Quelli che il calcio’ – ha detto oggi il magistrato all’ANSA – e’ solo uno degli strumenti che vengono utilizzati per inviare messaggi ai detenuti al 41 bis. Messaggi che i boss recepiscono ed interpretano attraverso il loro contenuto ed il mittente. Si tratta di messaggi dal contenuto spesso banale che, in realta’, nascondono ‘comunicazioni di servizio’ ai boss”. Macri’ ha riferito che la segnalazione sul possibile utilizzo a beneficio dei boss detenuti degli sms inviati alle trasmissioni televisive era giunta da un carcere, ma non ha rilevato alla Commissione, ne’ lo ha fatto oggi con i giornalisti, il penitenziario da cui era partito l’input per la Procura nazionale antimafia. Il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo sulla vicenda, ha precisato che ”le informazioni – riferite dalla Procura nazionale antimafia alla Commissione Antimafia nel corso dell’audizione dello scorso maggio – altro non sono se non i contenuti di un’informativa del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria che aveva segnalato il pericolo alla DNA e contestualmente allertato le direzioni degli istituti penitenziari a porre la massima attenzione al fenomeno”. In particolare ”la segnalazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – continua la nota del Guardasigilli – poi ripresa dalla Dna e richiamata nelle odierne notizie di stampa, riguarda un episodio del dicembre 2009, relativo ad un singolo detenuto, al quale un familiare, nella corrispondenza sottoposta a censura, preannunciava la possibilita’ di inviare un messaggio sms durante la trasmissione ‘Quelli che il calcio’. Da qui l’allertamento preventivo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la comunicazione agli organi giudiziari per gli accertamenti e le iniziative di loro competenza”. Come dire che quanto riferito da Macri’ alla Commissione antimafia erano fatti gia’ noti al Ministero della Giustizia, che aveva gia’ adottato gli opportuni correttivi. In ogni caso, la vicenda ha suscitato clamore. La Rai, in una nota, ha precisato che ”Raitrade ha affidato alla societa’ NeoNetwork la gestione del controllo degli sms. Tale societa’ opera il controllo attraverso un software che elimina tutte le espressioni volgari e attraverso un operatore che sceglie, o in base al contesto del programma oppure su indicazione degli autori, gli sms da mandare in onda. Nell’arco della stagione – ha riferito ancora la Rai – arrivano oltre 200 mila messaggi di cui solo lo 0,0010 per cento viene utilizzato. Questi ultimi, poi, vengono storicizzati e conservati per un periodo di sei mesi”. Da parte degli stessi inquirenti e’ stato precisato che i responsabili di quelli che il calcio erano completamente all’oscuro dell’utilizzo improprio degli sms. Il senatore Carlo Vizzini, presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, ha detto che ”non si capisce perche’ i detenuti al carcere duro possano assistere a trasmissioni che prevedano la possibilita’, con qualunque mezzo, di partecipazione dei telespettatori”. Il Dap, da parte sua, ha reso noto che da quattro anni aveva informato a piu’ riprese il Procuratore nazionale antimafia della possibilita’ che detenuti sottoposti al regime di carcere duro ricevessero dall’ esterno comunicazioni attraverso gli sms di programmi televisivi. In serata e’ arrivata la dichiarazione del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha smontato la vicenda. ”Non si e’ accertato nessun caso concreto – ha detto Grasso – in cui sia avvenuta la ricezione, in carcere, di sms ‘recapitati’ ai detenuti tramite trasmissioni televisive”.

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