lunedì 1 Luglio 2024

Tornando a bomba

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored

alt
Intervista a Fascinazione sulla strage di Bologna, la strategia della tensione e le forze operanti nell’ombra

Intervista a Gabriele Adinolfi nel trentennale della strage di Bologna da parte di Ugo Maria Tassinari http://fascinazione.blogspot.com

 

Bologna e i depistaggi

 

Sei stato di fatto – ma non di diritto – parte lesa per la strage di Bologna in quanto oggetto di un depistaggio dei servizi segreti pidduisti

Ad essere precisi sono stato oggetto di quattro depistaggi sulla strage di Bologna .
La prima volta fui incluso nel blitz del 28 agosto 1980, cui sfuggii perché non ero a Roma quando venne eseguito. Fu un depistaggio dettato dal dirigente dei servizi interni, Russomanno, per cui vennero utilizzate delle affermazioni di due mitomani, Piergiorgio Farina e Marco Affatigato. Quest’ultimo si rivelò poi continuativamente organico ai servizi. La montatura si sgonfiò in pochi mesi.
Immediatamente dopo, con Fiore e Vale e ancor prima di Delle Chiaie, fui oggetto di un depistaggio più serio. I servizi fecero ritrovare sul rapido Taranto-Milano armi, esplosivo (pare che fosse lo stesso di Bologna e si noti che la perizia non era stata ancora eseguita…) e biglietti d’aereo che avrebbero rimandato a noi. Furono lo scompaginamento della loro struttura occulta e il pentimento del maresciallo Sanapo a far saltare la montatura costando poi ai vertici coinvolti, e a Licio Gelli, condanne un po’ bizzarre (“calunnia” e “detenzione di armi ed esplosivi”).
Il terzo tentativo fu insidioso. Mambro e Fioravanti, per sottrarsi agli esiti della falsa testimonianza di Sparti – su cui si fondarono poi il loro processo e l’assurda condanna che subirono insieme a Luigi Ciavardini – provarono a far rimbalzare l’accusa su di me e Fiore. Sostennero che noi avessimo cercato tramite loro dei documenti falsi, che non ci servivano affatto non essendo né latitanti né clandestini, e che lo avremmo fatto proprio subito dopo la strage. Questo avrebbe spiegato il loro interessamento presso Sparti. Il tutto era così inverosimile e contraddittorio rispetto alle loro intenzioni dell’epoca che non ha convinto nessuno. Ma il tentativo lo fecero. Se li avessero creduti, dall’accusa ci saremmo dovuti difendere noi e loro se la sarebbero cavata tramite questo capolavoro etico.
Il quarto depistaggio avvenne nell’estate del 1992, quando, dopo dodici anni di latitanza, ero stato catturato in Austria. Un certo Sinibaldi accusò un insieme di persone, e me tra quelle: messo alle strette crollò e spiegò che era stato imboccato dai servizi segreti militari.

 

Come spieghi quest’accanimento sul tuo ambiente e quello sulla tua persona?
Non lo so.

Mi sono fatto la convinzione che i servizi e i pool di inquirenti si muovano non per cercare la verità ma per depistare; per questo individuano e cercano d’incastrare dei capri espiatori. Questi capri espiatori sono scelti tra i più deboli, ovvero tra quelli che hanno le spalle meno coperte da gruppi di potere, o che non le hanno affatto. Ragion per cui si devono sempre colpire quelli che non hanno santi in paradiso ed ecco perché si tratta in genere di fascisti o di anarchici o, se la pista diventa internazionale, di arabi.
Infine, tra queste categorie, è meglio prendersela, se possibile, con chi non parla un linguaggio compromissorio e conformistico.

 

Intrigo internazionale” confuta le stragi fasciste

Intendiamoci: il libro del dottor Priore e di Fasanella ha due grandi meriti: confuta la menzogna delle stragi fasciste e finalmente legge la Strategia della Tensione per quello che fu: una guerra combattuta in Italia, una Guerra Mediterranea.
Ma lì si ferma perché, per timori riverenziali o per limiti umani, non si addentra oltre se non depistando ancora, sia pure su di un livello diverso da quello conosciuto finora, diciamo pure a un livello superiore.

 

Che ne pensi del fatto che Priore sposa la tesi della strage palestinese? Per te è un depistaggio?

La strage palestinese è un non senso e la tesi di colpevolezza sostenuta da qualche anno in qua, cioè da quando lo fece la rivista alleanzina Area, è grottesca.
Si sostiene che fu una vendetta per l’arresto del rappresentante in Italia del Fplp Saleh.
Orbene Saleh per le sue attività sul nostro territorio era stato condannato a sette anni di reclusione e ne scontò poco più di uno, uscendo, come sempre avviene in questi casi, per via diplomatica e non certo, come vorrebbero suggerirci, per aver spaventato l’Italia.
Si tratterebbe secondo altra tesi della vendetta per l’arresto dei tre autonomi Pifano, Nieri e Baumgartner, presi durante il trasporto di armi per i palestinesi. Ora va considerato che i palestinesi non vendicano, perché non ne hanno la forza, i loro che marciscono in prigione, figurarsi se potevano “vendicare” i tre autonomi.
Anche la storiella del commando di Carlos, che secondo la tesi avrebbe dovuto agire per conto dei palestinesi commettendo la strage di Bologna, con tanto di terrorista tedesco che la notte dorme in albergo con i suoi documenti, è grottesca.

 

Quindi la pista palestinese, la pista Carlos, la pista Autonomia Operaia non ti convince?

Siamo chiaramente di fronte ad un nuovo depistaggio di cui il dott. Priore e i redattori di Area sono probabilmente strumenti inconsapevoli.
Io penso che l’apertura degli archivi di molti Stati, le inchieste private di parecchi investigatori e la nuova geografia dei conflitti internazionali abbiano imposto di rileggere la Strategia della Tensione in modo meno grossolano di quanto fatto fino ad oggi; io ritengo che tutto questo abbia letteralmente costretto a imboccare finalmente una pista internazionale. A pista obbligata nuovi depistaggi: contro i vinti ovviamente. I palestinesi e i loro amici, nella fattispecie gli autonomi. Ed ecco che nascono “rivelazioni” cui puntualmente abboccano persone che cercano la verità.
Da subito presi posizione contro questo teorema inquinante e mi duole che ci sia chi ha pensato che potesse essere accettabile il rovesciare su degli avversari onorevoli le accuse infamanti di cui il nostro mondo è stato vittima per quarant’anni.
Per quanto Pifano sia stato e resti un antifascista viscerale e troglodita ciò non consente a nessun uomo che abbia onore d’infangare il combattente coraggioso e generoso e di accostarlo ad accuse stragistiche.

 

Evidenze negate

 

Chi credi che abbia commesso la strage di Bologna?

Come ho già detto, non posso stabilire se la strage di Bologna sia stata il sugello posto alla conquista avvenuta dei gangli vitali della nostra politica estera ed energetica da parte del partito israeliano, che concludeva così una strategia iniziata dopo la Guerra dei Sei Giorni, se sia addebitabile a chi era stato tradito (la Libia) se sia opera di un’altra potenza attiva nei nostri scenari (Francia, Inghilterra) o se sia infine l’azione di un organismo regolatore supernazionale.
Sono certissimo però che non solo non fu una strage fascista ma non fu neppure una strage palestinese, anarchica o ultracomunista.

 

Tu contesti a Priore e Fasanella l’aver minimizzato il ruolo israeliano nella Strategia della Tensione, eppure loro ne parlano. Che vuoi dire?

Mi ha lasciato di stucco il modo in cui viene introdotto e liquidato il ruolo di Israele nel libro-inchiesta.
Ad un certo punto il giudice Priore scrive “Israele può contare sulle ramificazioni della diaspora ebraica presenti in tutto il mondo. Non è necessario essere un grande Paese per avere un servizio d’informazione molto efficiente. E poi non va dimenticato il rapporto viscerale con gli Usa, grazie alla posizione del ceto ebraico nei gangli più importanti della vita americana, a cominciare da quelli economici, finanziari e culturali”.
Accenna poi un paio di volte alla proposta che il Mossad fece alle Brigate Rosse al fine dichiarato di destabilizzare l’Italia. Che Israele volesse destabilizzare l’Italia viene ribadito a più riprese.
Sembra la premessa a conclusioni interessanti. Sembra.
Però non un cenno all’abbattimento – nel novembre 1973 – dell’Argo 16 con a bordo vertici del nostro controspionaggio rei di avere ecceduto nella politica filoaraba. Non un accenno alla strage di Milano dell’aprile 1973 con l’esecutore venuto dritto dritto da Israele e dotato di armi israeliane. Si parla spesso del ruolo centrale – nel terrorismo rosso – del Superclan che si stabilirà a Parigi fondando l’Istituto Hypérion, ma non una sola parola sui rapporti tra i fondatori e i servizi segreti israeliani.
Quando viene trattato il delitto Moro, non c’è alcun accenno alle piste per Tel Aviv che pure furono aperte proprio da Fasanella (e da Rocca) nel loro “Il misterioso intermediario”.
Alla fine, la guerra del Mediterraneo sembra un affaire di francesi, libici e palestinesi.
Francamente stupefacente questo rifiuto continuativo di trarre le conseguenze dagli indizi e dalle prove che si hanno, per poi rifugiarsi in congetture fuorvianti.

 

Tu credi che si fermino dove dovrebbero addentrarsi: perché?

Non ho idea se ci siano pavore o mala fede.
Di certo nel libro ci sono affermazioni dettate da preconcetti, da simpatie o antipatie.
Ad esempio s’insiste su di un presunto ruolo chiave di Mitterrand e della sua dottrina a sostegno delle BR. Ma la Dottrina-Mitterrand è di fine 1981 mentre il santuario parigino – Hypérion – era attivo soprattutto sotto Giscard, e il delitto Moro precede di tre anni l’elezione di Mitterrand.
Sempre restando in Francia, il dott. Priore denunciando la non collaborazione continuativa alle indagini, tesse le lodi di un solo dirigente dei servizi segreti che avrebbe rotto il muro d’omertà: Desmaranches. Ovvero il regista riconosciuto dei depistaggi di Bologna!
Infine si mantiene in vita per respirazione artificiale il buon ruolo del Pci berlingueriano che sarebbe stato osteggiato da americani e sovietici. Noi sappiamo, dalle veline della Cia poi rese pubbliche, che gli Usa non osteggiavano affatto Berlinguer e sappiamo pure che fino alla Caduta del Muro Mosca rifornì il Pci di rubli.
Ci sono insomma vere e proprie distorsioni che non aiutano affatto ad imboccare vie diritte.
Tra queste c’è l’ossessione anti Autonomia Operaia, forse dettata dalla militanza in altri gruppi rivali di sinistra e, infine, c’è la palese, evidente, tangibile, mancanza di esperienza umana per cogliere come si muovono gli uomini nel mondo; cosa che non si può imprigionare in schemi senza scadere nel patetico.

 

Non credi quindi all’eterodirezione programmata del terrorismo di sinistra?

Come dissi recentemente, i servizi o le strutture di controllo quasi mai creano le organizzazioni di sana pianta; eventualmente le osservano, le coprono, anche a loro insaputa, le teleguidano, anche a loro insaputa, le utilizzano, infine le liquidano. Però le strutture nascono da input umani, in un humus, in una condizione e da certi caratteri esistenziali.
Secondo il libro le strutture che poi costituiranno Hypérion avrebbero creato ex nihilo la lotta armata di estrema sinistra. Altrove e a più riprese si sostiene però che furono i feltrinelliani a produrla. Allora parliamo di produzione dall’alto o di spontaneismo?
Dal libro non può uscire la risposta soddisfacente che poi è: tutte e due le cose insieme.
C’è un humus, c’è una condizione e ci sono quelli che osservano dall’alto. Nella misura in cui ritengano di lasciar spago lo lasciano, ma chi è legato allo spago generalmente non lo sa, senza contare che a volte lo può anche recidere, magari senza neppure accorgersene.

 

 

Gerarchia del terrore e regia sovranzionale

 

Però hai tessuto le lodi di molte parti di “Intrigo Internazionale”

Gran merito degli autori è il quadro fornito delle strutture internazionali che hanno agito nel caos.
Inglesi, francesi, israeliane, libiche. A queste essi aggiungono, come avevo fatto io stesso in passato, le tedesche dell’est e dell’ovest e le ceche. Stabilendo anche i rispettivi ruoli. Praga era un santuario mentre Berlino Est agiva a tutto campo, esattamente come Tel Aviv.
Il pregio di questa lettura – probabilmente la più riuscita del libro – sta nel fatto che sostiene che né la Stasi né il Mossad lavoravano per un solo campo (est od ovest) e che ricorda che spesso ci furono contatti, collaborazioni non proprio conformi.
Infine si noti che sullo sfondo le due Superpotenze (Usa ed Urss) lasciano fare molto più di quanto facciano direttamente; a loro basta controllare.
Ci troviamo insomma in un quadro in cui gli interessi delle medie potenze e i loro conflitti vengono risolti secondo leggi tacite ma evidenti: basta che rispettino le regole fondanti dei macroequilibri.
Ed ecco che si spiega perché mai dei Paesi-cerniera, con conseguenti licenze particolari, come la Germania dell’Est e Israele, abbiano avuto una mole e una libertà d’azione nettamente superiore a quelle altrui.
Di qui l’inquinamento che svolsero in contemporanea, in stato di rivalità e/o complicità, sulle ali del radicalismo di sinistra.
Berlino Est aveva la patente del Cremlino, Tel Aviv potè invece raggiungere e sostenere senza troppa difficoltà gli ambienti ebraici estremistici, solitamente trozkisti od operaisti.
Aveva commandos e agitprop già pronti in quantità: bastava agganciarli e manipolarli.

 

 

Israele e Germania Est più colpevoli di altri? E Israele più della Germania Est?

C’è una gerarchia di fatto tra le potenze, questa gerarchia corrisponde quasi in toto alle loro responsabilità nei crimini e nelle stragi.
Ma se definiamo questa gerarchia – che intimorisce chi dovrebbe trarre le conclusioni – ancora non abbiamo concluso l’opera.
L’assenza operativa russo-americana da un lato, l’azione di strutture – o di uomini – dall’evidente funzione supernazionale dall’altro, devono indurci a trarre ulteriori conseguenze.

 

Cosa intendi per queste ulteriori conseguenze?

Hypérion che cos’è? Francese, americana, israeliana? Probabilmente tutte e tre le cose.
Chi protesse Simioni (il fondatore del Superclan poi riparato ad Hypérion)? Gli atlantisti o gli antiatlantisti? O gli uni e gli altri insieme?
E che dire di Igor Markevitch, il “grande vecchio” il “direttore d’orchestra” individuato proprio da Fasanella e da Rocca? Non dimentichiamo non solo il ruolo che costui avrebbe avuto negli interrogatori e nella carcerazione di Moro ma quelli che ebbe durante la guerra quando, in Toscana, rappresentava gli interessi francesi ed inglesi presso i servizi tedeschi di controinformazione.
E se prendiamo per buona la Relazione Anselmi sul caso Gelli, dobbiamo accettare che sempre in Toscana, e sempre durante la guerra, costui lavorasse al contempo per i comunisti e per i tedeschi e che nel dopoguerra collaborasse con il Cominform e con i serivizi inglesi.
Non so quanto ci sia di vero in tutto ciò e neppure m’interessa, è la tendenza che mi preme cogliere. Ovvero che si è passati ad uno stadio di organizzazione supernazionale e mondialista che sovrasta e regolamenta le politiche nazionali e i loro crimini.

 

Un’organizzazione supernazionale?

Prendiamo l’abbattimento del Dc-9 sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980. Il giudice Priore, che si è occupato del caso, accantona altre piste e propende per l’attacco militare francese ai libici nel nostro cielo. Non so se sia una lettura corretta ma proviamo a darla per buona. Diamo cioè per buono che per ragion di Stato, per evitare di denunciare le responsabilità di un importante alleato, le autorità italiane, subito al corrente, abbiano depistato e taciuto. Questo non spiega minimamente quello che accadde dopo, e che lo stesso giudice ricorda: l’eliminazione di una decina di testimoni, molti dei quali inseriti nei nostri apparati militari, e di un paio di periti. Impensabile che i francesi abbiano eliminato negli anni una dozzina di cittadini italiani, tra cui militari e agenti italiani, che lo abbiano fatto in Italia tranquillamente. Ciò non può essersi verificato senza la cooperazione attiva di strutture italiane che rispondono ad ordini superiori. Ordini superiori che non possono venire da Parigi o, comunque, che non possono venire da interessi francesi ma indicano sicuramente coinvolgimenti più alti e più oscuri.
Il caso è emblematico ma credo che questa chiave di lettura spieghi anche tante altre vicende misteriose nonché la vera natura di organismi trasversali coperti da troppe parti, come appunto l’Hypérion.

 

Cosa vuoi lasciar intendere?

Questo significa che le Brigate Rosse, forse anche per esservisi imbattute, avevano messo a fuoco la presenza di qualcosa d’inquietante cui diedero un’interpretazione purtroppo viziata da nevrosi ideologiche. Parlo di quello che definirono S.I.M. (Stato Imperialista delle Multinazionali) che altro non è se non una sorta di Consiglio d’Amministrazione della politica mondiale che assorbe in sé, orienta, smorza, pilota e adegua le singole parti in conflitto.
Prima delle Brigate Rosse a tanto erano giunti gli intellettuali francesi di segno opposto, Pierre Drieu La Rochelle già negli anni quaranta, Raymond Abélio negli anni cinquanta. Senza contare l’incessante lavorio di Henry Coston.

 

E quindi?

Due, almeno, sono i significati di tutto ciò.
Il primo è che politicamente le cose vanno lette e affrontate in modo assai diverso da quello usuale.
Per quanto riguarda le stragi, poi, ciò significa che esse resteranno impunite ma ci saranno sempre colpevoli di comodo per chiudere provvisoriamente le pratiche.
Forse la mistificazione delle stragi fasciste è agli sgoccioli; ma attenzione a non credere ai colpevoli sostitutivi che saranno sempre e comunque innocenti.
I colpevoli comandano: su tutto e tutti.

 

Un quadro agghiacciante!

Lo sarebbe se ci lasciassimo inchiodare all’immagine dello stesso, alla sua foto. Ma la realtà è più simile a un film; i fotogrammi in esso esistono ma si muovono, e poi c’è interattività: tutto muta e il quadro generale offre non pochi aspetti interessanti.
Se però lo approcciamo con pregiudizi democratici, con fiducie civiche, o se intendiamo modificarlo con strumenti datati, brancoleremo sempre nel buio. Così come facciamo oggi di fronte alle stragi.
E’ un tutt’uno: cambiare ottica e mentalità non serve solo a fare un minimo di luce sul passato ma anche a illuminare il passo per l’avvenire.

Ultime

Non si andrà più in pensione

Ci restano meno di dieci anni

Potrebbe interessarti anche