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Totò, Peppino e la malafemmina

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Si estende sui Balcani la guerra russoamericana all’Europa

 

Di balcanizzazione in balcanizzazione rieccoci ai Balcani.
Il gioco di ruolo che si presenta come conflitto tra russi ed americani, ma che è di fatto una conduzione russoamericana della guerra all’Europa, apre un altro fronte.
Proprio nell’imminenza dell’incontro Blinken-Lavrov si alza ulteriormente la tensione e lo si fa a uno sputo da casa nostra.
Il presidente serbo Vucic non ha vergogna a presentarsi come marionetta di Putin e pretende nientedimeno che di denazificare il Kosovo, ovvero forse la sola terra europea che di ns non ha mai conosciuto nulla!
Il premier kosovaro Kurti accusa, con ben altro fondamento, Belgrado di muoversi per conto di Mosca ma, così facendo, crea un parallelismo insostenibile tra il suo pseudo-Stato, protettorato Onu, e l’Ucraìna che è stata invasa da un aggressore livoroso. Che siano invece le minoranze serbe in Kosovo ad essere vessate, a differenza delle balle raccontate sui russi nel Donbass, è chiaro.

Serbi e ucraìni
Tra le due situazioni conflittuali non vi sono parallelismi possibili, tanto che le organizzazioni umanitare serie di stampo nazionalrivoluzionario aiutano da sempre i serbi e gli ucraìni che oggi il gioco di ruolo vuole opposti tra loro. E continueranno a farlo perché non sono disposte a farsi ingannare da Totò e  Peppino (Usa – Russia) con il loro giochino di guerra fredda che serve a smembrare e indebolire i popoli europei portandoli a scannarsi tra di loro.
Essere centrali e operare con forza deterrente per la pace in Europa non significa essere neutrali ed equidistanti. Nel gioco in cui sono afferrati entrambi i popoli, sono gli ucraìni e i serbi a stare sostanzialmente dalla parte della ragione, anche se il fato o le circostanze hanno affibbiato a entrambi dei falsi protettori diversi e retoricamente opposti tra loro che non hanno altro scopo se non di strumentalizzarli per rafforzare il proprio dominio feudale.

Dopo Tito
Abbiamo scritto pagine e pagine sulle ragioni degli ucraìni e sull’infondatezza dei pretesti apportati dai russi per giustificare la loro macelleria ed è inutile tornarvi su. Per quel che riguarda i serbi, dopo che l’Onu ha deciso a favore della parte musulmana l’ultimo conflitto balcanico culminato nel bombardamento di Belgrado del 1999, essi versano in condizioni di minoranza oppressa in un luogo dove dominano non solo l’Onu e gli americani ma perfino la Dea, essendo stato uno dei motivi scatenanti il controllo del narcopotere nei Balcani.
Poi, se andiamo indietro, ogni etnia dell’ex Jugoslavia ha le sue ragioni e i suoi torti, essendosi massacrate reciprocamente dopo la morte di coloro che le tenva assieme, Tito, che, quasi per un preannuncio simbolico del destino, prima di morire ha subito varie amputazioni, come sarebbe poi successo alla Jugoslavia.

Orribili realtà implose
Se per reazione si procede a gambero nella retorica russo-bolscevica si finisce col sostenere la Jugoslavia come l’Urss e si diventa così scemi dal pensare che l’implosione di quelle realtà sia stata il frutto di un complotto occidentale (non sapendo che l’economia russa dipendeva dagli Usa e che la Jugoslavia era legata a Londra…).
Nel puzzle disegnato a Versailles e imploso alla distanza non esistono delle etnie che abbiano solo ragione o che abbiano soltanto torto e bisogna tenere presente e ben chiaro che i sistemi dei quali si comincia a sbandierare una certa nostalgia erano delle schifezze su cui ancora non si è tirata fino in fondo la catena.

O o
Importante, nel non lasciasi ipnotizzare e menar per il naso, è non generalizzare e saper cogliere le ragioni di oggi dove esse si trovano, anche e soprattutto se non sono nel medesimo fronte coalizzato dall’ultima architettura di Jalta. Proprio su questo non bisogna cedere in nome della Terza Posizione.
È però Jalta che va rifiutata con i suoi mestatori e i suoi gendarmi, russi e americani.
Il resto è consquenziale. O si è contro entrambi o si è con entrambi: ognuno scelga se vuole assumere il coraggio dell’indipendenza o se vuole essere psicologicamente servo, ingannando se stesso e gli altri con toni irriducibili che esprimono soltanto l’impotente isteria.

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