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Tra noi brutti anatroccoli

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qualche buona notizia. Dopo il lupo ecco un altro nobile animale

È uno spettacolo la Foce dell’Isonzo, punteggiata di candidi cigni. Uno scenario suggestivo, quello offerto in questo periodo ai numerosi appassionati e frequentatori della Riserva, che regala una magica immersione nella natura affollata di eleganti e maestosi volatili. Riuniti in un grande stormo, ora sembrano assumere la forma di una nuvola che si libra leggera in cielo, ora un luminoso “tappeto” che si posa a pelo d’acqua o sul terreno. Qua e là, spiccano esemplari dal piumaggio nero. Sono oltre 770 i soggetti presenti alla Riserva. Altri ospiti sono attesi, provenienti dal nordest Europa, Polonia soprattutto, ma anche da aree ben più lontane del Baltico. «È l’effetto della migrazione post-riproduttiva – spiega il direttore della Stazione biologica dell’Isola della Cona, Fabio Perco -. La specie attualmente presente è denominata Cigno reale, cui tuttavia si aggiungono pochi esemplari dell’esotico e inconfondibile Cigno nero, originario dell’Australia, a volte presente con soggetti fuggiti alla cattività in varie zone d’Italia e ormai del tutto indipendenti».
Il Cigno reale è così chiamato a memoria dell’antica tradizione britannica, dove la proprietà di questi animali era riservata ai regnanti. «È specie di origini settentrionali e transalpine, che frequenta anche il Mediterraneo, spigendosi ben più a sud di altri cigni, come il Cigno selvatico e il Cigno minore che da noi arrivano solo raramente». In pieno inverno approda fino alle coste siciliane e del Nord-Africa. «Allevato comunemente in cattività per l’aspetto decorativo – dice Perco -, il “nostro” cigno è stato oggetto di rilasci nell’Alto Adriatico per favorirne la presenza, un tempo molto scarsa anche a causa degli abbattimenti. La comparsa nell’Adriatico di questa specie, prima degli anni ’80 era irregolare e prevalentemente legata al periodo invernale. Nella zona costiera del Friuli Venezia Giulia, la popolazione è incrementata negli ultimi 20 anni, soprattutto in conseguenza della tutela legale, ratificata nel ’77». Perco ricorda tuttavia l’elevata aggressività dei cigni nidificanti nei confronti degli altri uccelli acquatici, il cui impatto per ora è trascurabile. I censimenti mensili hanno evidenziato un’alta variabilità stagionale. Il maggior numero di individui si registra in inverno e in estate, durante la muta delle penne. Minori le presenze in primavera, periodo riproduttivo, dove le coppie nidificanti si distribuisono su aree più vaste, tra stagni, laghetti e corsi d’acqua anche lontano dalla costa. «Gli studi condotti – conclude Perco – hanno dimostrato che le coppie nidificanti nelle aree costiere producono pochi giovani in quanto la maggior parte viene predata dai gabbiani reali».

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