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Tradizioni abusive

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A Milano meglio multare gli zampognari e tollerare l’illegalità multietnica

Era ora! Finalmente un’operazione esemplare, un’iniziativa dal forte  potere deterrente per riportare ordine e pulizia nelle nostre città, per  salvarle dal degrado: ieri i vigili urbani milanesi hanno severamente  multato quattro zampognari che, nel centralissimo – e affollatissimo per i ritardatari dello shopping natalizio – corso Vittorio Emanuele,  sfacciatamente soffiavano nelle loro pelli di pecora per eseguire  tradizionali e ormai un po’ patetiche càrole natalizie.
Cento euro a testa di multa, una bella stangata anche in tempi di  governi tecnici. Ma ben gli sta.
Agli zampognari abusivi! E pazienza se in quella stessa strada  pedonalizzata e lunga poche decine di metri si incontrano accattoni in  ogni angolo. Se devi scavalcare un homeless (oggi i barboni si chiamano così, è più politicamente corretto) sdraiato davanti ad un negozio. Se  poi rischi di inciampare in un punkabbestia che con i suoi cani drogati  occupa metà del porticato; se infine alcuni simpatici ma molto  insistenti giovanotti di colore ti si attaccano ai polpacci e non ti mollano finché non cedi e compri uno dei loro inutili libretti esotici  soggiacendo al ricatto culturale del dialogo interetnico. Per non parlare poi dello stuolo di cinesi che, schierati uno accanto all’altro,
fanno continue dimostrazioni di plastilina semovente, elicotterini, mostriciattoli, palline luminose volanti e altri inutili quanto pericolosi giochini.
E pazienza anche se poi scendendo in metropolitana trovi sdraiata sulle scale una pachidermica rom della stazza largamente superiore al quintale che ti implora «Per piacere qualche denaro per mangiare», palesemente l’ultima delle sue necessità. Come pure possiamo tranquillamente sopportare il suonatore di violino rumeno che assorda un’intera carrozza con il suo amplificatore da 200 watt.
E, sempre nel metrò, possiamo – sebbene a fatica – anche chiudere un occhio sull’indecente sfruttamento dei bambini che passano a elemosinare fra i passeggeri mentre la mamma rom canta qualcosa per un pubblico non pagante e non volontario.
Per farla breve: hanno mai sentito parlare i signori ghisa delle tradizioni natalizie?
Sono decenni, certamente più di un secolo che in queste giornate gli zampognari, un tempo prevalentemente pastori abruzzesi, scendono nelle città: non hanno mai avuto bisogno di licenze e permessi, pur nella patria della carta bollata e del timbro. Dove vivevano quei vigili in tutti questi anni? I loro nonni gli hanno mai raccontato qualcosa sul Natale? E comunque, accantonando il sarcasmo, tanta inaudita severità a carico degli zampognari sarebbe assolutamente ingiustificata e
incomprensibile anche se prima fosse stata applicata su tutte quelle indecenti illegalità che ho sommariamente elencato.
Resta, inquietante, l’interrogativo: perché non si interviene mai contro tante fastidiose e assidue illegalità che ci vengono somministrate nelle nostre strade, in metropolitana, sui tram, in Galleria? Faccio un’ipotesi, neppure tanto maligna: gli zampognari non sanno difendersi o reagire come farebbero i rom, i venditori di libretti africani, o i cinesi spacciatori di giochi pericolosi. Giacchè non voglio pensare che agli zelanti tutori dell’ordine urbano da qualcuno sia stato dato l’ordine specifico di «fare piazza pulita degli zampognari», magari per far vedere che, «insomma, qualcosa contro il degrado facciamo».

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