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Trieste ritornò alla Patria

Se invece accadesse oggi, saremmo capaci di festeggiare ancora?

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Sabato prossimo, 26 ottobre, si festeggiano i settant’anni del ritorno di Trieste all’Italia e siamo tutti orgogliosi e felici, o perlomeno credo.

Quanto sangue, quante battaglie, quanto impegno per riprendere Trieste e strapparla agli jugoslavi dopo averla strappata agli austriaci e persa nella Seconda guerra mondiale!

Quanta passione, specie tra i giovani italiani, durante i nove anni di occupazione titina e britannica.

E quanta dignità nazionale con il democristiano Pella che inviò le truppe al confine per controbattere la minaccia inglese, visto che Londra non voleva che Trieste tornasse italiana.
Fu la sola grande espressione di sovranità nazionale del dopoguerra prima di Sigonella.

E quanto amore di ogni italiano per la Triestina che fino ad allora giocava sempre in trasferta anche le partite casalinghe, essendo la squadra simbolo di una città in esilio!

Settant’anni fa fu un grande momento per un’intera nazione.
Lo rivendichiamo e lo condividiamo tutti, o almeno credo.

Cosa ci permise di vincere quella battaglia e di esserne felici?

Il sentimento che precede le elucubrazioni mentali, le ideologie. Perché, per esempio, i comunisti non furono felici in quanto l’ideologia, razionalistica, metallica e distorta, impediva loro di essere delle persone normali.

Oggi che, rinchiusi negli smartphone, il mondo ce lo rappresentiamo con griglie, dogmi e tabù, tutti noi saremmo altrettanto felici?

O ci diremmo che geopoliticamente è un torto spostare nella Nato il porto di Trieste e toglierlo ai “non allineati”?
Oppure sosterremmo che, esistendo la Nato già da cinque anni ma non essendo stato ancora formalizzato il Patto di Varsavia, l’acquisizione di Trieste sarebbe un atto provocatorio e imperialistico?

E a chi ci replicasse: “anche ammesso, chi se ne frega, Trieste è italiana e italiana dev’essere!” non replicheremmo “dipende da cosa s’intende per Italia” o “non mi lascio deviare dai sentimentalismi, perché il primo nemico è l’Occidente?”

E invece di esaltare i Martiri per Trieste, siamo sicuri che non li derideremmo come degli sciocchi che hanno perduto la vita per una causa sbagliata?

Io non sono certo che se Trieste venisse liberata ora, molti di quelli che, per tradizione storico-ideale, sono pavlovianamente soddisfatti per quel ritorno alla Patria, chiamati in causa oggi, non sarebbero invece filo-titini e filo-sovietici.

Trieste è stata redenta ed è libera. Noi? Soprassediamo!

In foto: una massiccia manifestazione di gioa sotto la pioggia.

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