giovedì 18 Luglio 2024

Trionfo della Kirchner

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altNon è Santa Evita ma vince nella sua grazia

Sale sul palco, piange e ringrazia. Nella miglior tradizione peronista. La presidenta dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, ha stravinto le elezioni presidenziali e resterà alla Casa Rosada per altri 4 anni. Secondo i primi risultati ottiene il 53% dei voti, con quasi 36 punti di vantaggi sull’avversario socialista Hermes Binner che avrebbe raccolto il 17% dei voti.
Plaza de Mayo è un tripudio di bandiere biancheazzurre, decine di migliaia di fan hanno festeggiato tutta la notte per celebrare la vittoria del modello peronista-progressista inaugurato da Nestor Kirchner nel 2003 e riproposto nel secondo mandato dalla moglie Cristina Fernandez de Kirchner. Protezionismo e welfare sono i due pilastri dei governi della coppia presidenziale.
Migliaia di bandiere e striscioni: prevalgono i «Fuerza Cristina», «Cristina Presidenta» ma sono tante le foto di Evita, per rievocare la gloria dell’icona populista più adorata d’Argentina.
Un risultato annunciato quello di ieri; la ripresa economica argentina, trainata dalle materie prime, ha rilanciato un Paese travolto, meno di dieci anni fa, dalla peggiore recessione mondiale dal Dopoguerra. L’economia ha inanellato, negli ultimi 6 anni, tassi di crescita del pil superiori al 7% annuo. Boom di vendite di auto, record di prenotazioni per le vacanze estive e numero di cellulari in forte ascesa, ma anche tanti sussidi, sono i fattori che spiegano il consenso tributato a Cristina. Solo cosi’, Cristina, senza cognome.
È adorata dalle classi sociali più basse e stimata da quelle medie. Detestata dalla borghesia. Inconsistente e divisa l’opposizione peronista e radicale, incapace di presentare un progetto alternativo convincente.
Per gli strateghi di marketing politico vicini al governo non è stato difficile raccogliere dieci milioni di voti (il 36% del totale) della provincia di Buenos Aires, una provincia molto estesa e composta da quartieri superpopolati e poveri. Lì abita una parte consistente dell’elettorato che negli ultimi anni ha ricevuto sussidi e aiuti statali. Poi, la parte rimanente dei voti, è di quella classe media che si sente riscattata dal disastro del 2001, l’anno dell’epilogo di quel turbo-liberismo che l’ha trascinata nel baratro.
Il secondo mandato di Cristina sarà però un po’ meno semplice del primo; l’inflazione galoppante (vicino al 30% annuo) dovrà esser contenuta e i timori di un contagio della crisi internazionale costituiscono uno spettro per la politica economica argentina.

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