Inizia la seconda presidenza di Donald Trump.
Nessuno può dire quanto sarà la riproposizione della prima, quanto avrà in comune con quella di Biden a guida Blinken, o quanto sarà innovativa.
Rispetto alla sua prima elezione, questa è stata contrassegnata dall’appoggio di molti poteri forti, dalla Silicon Valley al paperone Elon Musk, ma non solo. E ciò si ripercuoterà obbligatoriamente nelle sue scelte.
Quello che si da per scontato
ovvero guerra commerciale all’Europa e alla Cina, tensione alta con Pechino, normalizzazione con Mosca, è tutto da verificare.
Dalle prime affermazioni e indiscrezioni si dovrebbero avere non poche sorprese.
Di certa sarà l’immagine “decisionista” con la pretesa di “trattare solo tra capi”, con tutti i risvolti arcaici e le semplificazioni grossolane che questo comporta.
Le sue boutades di questi giorni
sul Canada, sulla Groenlandia e su Panama rafforzano il sospetto dell’avvio rapido sulla strada neuronale di Biden. Sembrano collegarsi perfettamente con le uscite sulla lunghezza del pene di un giocatore di golf o sul problema dei pescicani, stranezze di cui ha infarcito ultimamente un suo discorso.
Ma non correrei troppo: le sue uscite un po’ buffonesche sono legate a strette logiche geo-economiche e questo ci lascia propendere per il fatto che non sia ancora pazzo, o comunque che lo sia in modo lucido.
Cosa farà lo vedremo
D’altra parte ha la Russia in mano: dalle sue decisioni Mosca si salverà e si riprenderà oppure si avviterà ancora una volta vittima di se stessa, come è avviata a grandi passi a fare se non interviene lo Zio Sam, suo protettore di sempre.
Ha in mano anche l’avvenire dell’Europa del Mediterraneo e dell’Africa, nonché dell’IndoPacifico.
Sarà disastroso per tutti meno che per gli Usa? Sarà disastroso per tutti, Usa compresi? Sarà più disastroso per gli Usa che per gli altri? Lo scopriremo.
Poi ce l’altro aspetto:
quello della tenzone con il Deep State (un neologismo idiota per definire la struttura portante di un apparato statale). Ragion per cui alcuni sono giunti a delirare di “popolo contro élite” e perfino di poveri contro ricchi, quando a contendersi la posta erano soltanto Rockerduck con Paperone. E quello, stavolta reale, del conflitto con il woke e con il policamente corretto.
Qualcuno sogna (ma almeno è un bel sogno) che la vittoria di Trump e Musk possa avere la meglio di queste depravazioni, anche se è stato proprio il fallimento costante di queste depravazioni che ha consentito la loro vittoria.
L’aspetto più interessante di questo fenomeno che comunque ha già prodotto un team presidenziale non privo di mentecatti e di ciarlatani, è che ha saputo produrre una prima sintesi che possiamo definire “archeofuturista all’americana” tra un radicamento conservator-moralista un tantino agghiacciante (tipo Heritage Foundation) e un titanismo tecnospaziale.
Non la forma, ma la tendenza che ha prodotto tutto questo, va seguita con il massimo interesse al fine di produrne una nostra di ben altre valenze.
L’insediamento di Trump, con annesso corollario di pacchianate
non sarà mai così ridicolo come le aspettative della destra terminale, in cerca costante di un salvatore esotico.
Nelle sue costruzioni di servili realtà artificiali, essa sogna che dal tycoon col riportino venga la salvezza contro chi più ne ha più ne metta: l’omosessualità, l’Islam, l’immigrazione, le femmine.
L’ennesimo stravolgimento psicotico del reale
Non privo di risvolti comici.
Ci sono quelli che pretendono che l’uomo che ha riconosciuto Gerusalemme come capitale d’Israele, che sostiene Netanyahu a spada tratta e per cui l’intera Comunità ha gioito, sarebbe colui che dovrebbe contrastarne il potere.
Ma, soprattutto, ci sono i putinisti de noantri che partono dal presupposto che gli Usa siano il Male Assoluto. Non perché freno all’Europa, ma di per sé, in tutto e per tutto, da Walt Disney a John Wayne.
Ebbene proprio loro sono esaltati per la vittoria del Make American Great Again.
Non chiedete loro una spiegazione coerente, non sono in grado di darvela.
Il kaly yuga secondo Mel Brooks
è sempre più in voga e non credo esistano psichiatri così bravi da poter trattare questi casi umani (ancora umani?)
Morale: dobbiamo seguire attentamente quello che farà il secondo Trump perché ancora non è scontato. È sicuramente positivo per l’America (ma io non sono americano) che abbia vinto lui e non i dem. Esistono certamente dei lati interessanti nel fenomeno muskiano.
Alcuni effetti del Trump 2 potranno essere positivi, magari più per reazione che per allineamento.
È da osservatori esterni, interessati e soprattutto stranieri che dobbiamo seguire gli eventi.
Lontanissimi dal circo
della destra terminale che non perde occasione per coprirsi di ridicolo e di scodinzolare in cerca di un padrone che la prenda in considerazione.
Finora, che si trattasse di americani, russi, iraniani libici, o israeliani (non si è persa nessuno presso cui mendicare), l’hanno presa in considerazione solo gli ultimi delle gerarchie, quelli dediti a raccogliere tra le immondizie.
Ma ci sta tutto, non ha mai meritato di più.