La diffusa incapacità di capire le cose e il sensazionalismo con cui le si commentano dovrebbero aver smesso di sorprendermi. Ma è più forte di me.
“Trump sta facendo fare la pace in Ucraìna” si alterna a: “Putin e Trump non hanno deciso niente”.
Invece le decisioni prese dai due – e da imporre all’Ucraìna che si vuole spartire senza nemmeno una voce in capitolo – sono chiare.
A parte lo scambio di prigionieri, cosa non nuova perché già ne sono stati effettuati diversi, ma spacciata all’immaginario collettivo come una primizia, sono stati fissati due punti.
Innanzitutto la tregua energetica. Le parti dovrebbero impegnarsi per trenta giorni a non bombardare le infrastrutture. Ma le città, i civili e gli eserciti sì.
Quindi si tratta esclusivamente della salvaguardia di comuni interessi usurai e dell’intento di non arrecare ulteriori danni da riparare quando l’Ucraìna verrà spartita.
Poi abbiamo la tregua della guerra sul Mar Nero.
Questo verte esclusivamente a salvare la flotta russa che vi è stata malmenata per tre anni.
C’è anche l’operazione diplomatica congiunta per permettere ai russi di tornare in Siria a Tartus a spese degli iraniani.
Considerato quanto hanno perduto in posizioni geostrategiche e in logistica i russi sul Mediterraneo e sul Mar Nero, con l’abbandono quasi obbligato delle loro postazioni in Africa a breve, si tratta di quello che avevamo preannunciato da tempo: gli americani si sono affrettati a salvare i russi dal terzo tracollo sistemico in poco più di un secolo.
Il resto non è che un rosario di pretese del Cremlino. Basta aiuti a Kiev, nessun’alleanza internazionale futura per l’Ucraìna, suo disarmo. Oltre, ovviamente, all’annessione da parte russa delle terre occupate e non solo. Anche di quelle saldamente in mano ucraìna che Putin ha deciso debbano essere sue.
Non si è quindi parlato né di pace, né di tregua ma di spartizione. Di quello “scenario coreano” che anticipammo un paio di anni fa e che ora scoprono gli analisti. I quali scoprono anche Jalta 2.0 con almeno dieci anni di ritardo, Meglio tardissimo che mai!
Che sia una guerra all’Europa (non alle istituzioni europee ma all’economia, all’energia, allo spazio vitale dei nostri popoli) non è più un mistero. Lo dichiarano Medvedev, Vance e lo stesso Trump.
In molti pensano che questo sia dovuto al cambio di guida alla Casa Bianca, ma non è così vero. Cambia la narrazione e interviene la spudoratezza, ma la strategia americana è consequenziale, coerente e unitaria, presidente dopo presidente.
È per quello che fin dal primo giorno anticipammo quali sarebbero state le poste in gioco e come gli americani, insieme con i russi, avrebbero cercato d’imporcele.
Lo strappo fa clamore ma è solo a parole.
Che russi e americani siano contro ogni Europa – non la UE, qualunque Europa – è palese da centosei anni. Il loro gioco sporchissimo ai danni dell’Ucraìna va avanti da trentuno.
In quanto al presunto riarmo europeo a questo collegato, è ridicolo che la sinistra oggi lo spacci per antiamericano. Si tratta dell’aumento di spese di Pil per la nostra difesa con riduzione degli investimenti americani.
Inutile fare tutto questo baccano sguaiato in cui spiccano, per volgarità qualunquiste e mistifcatorie quelle di Salvini & co e dei piddini “antiamericani”, fieramente contrapposti in vaneggiamenti e gracchii.
Che comunque il riarmo sarà un fattore positivo è un altro canto, lo sarà sia per l’economia che per il mentale, specie se verrà accompagnato dal ripristino della leva obbligatoria e se contrasterà giocoforza l’imputridimento morale e devirilizzante degli ultimi decenni.
Tra le reazioni alle clavate dei Trumputin ci saranno positivi effetti collaterali.
Così come è accaduto in trincea, Coloro che in questi anni hanno dimostrato che il sangue è spirito ed hanno nuovamente coeso, in una dimensione parallela, un’Europa di guerrieri così diversa da quella attuale dei mercanti, frutto delle nostre depravazioni, rappresentano un volano spirituale senza pari per il nostro Destino.
Finché ci soffermiamo ai piani alti però, tra Cremlino, Casa Bianca, cancellerie europee, è solo un miserabile teatrino di accompagnamento alla tenaglia russoamericana sull’Europa.
E alla ristrutturazione mondiale.