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Tu, pistola!

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Fake news sul Cremlino e il punk

Fra una cacciata e l’altra di spie dalla Russia al resto del mondo e viceversa, per rimanere in tema di congiure, un sito birichino ha ripreso a far circolare nei giorni scorsi la notizia che una spia pensionata, tal Alexandrei Varennikovic Voloshin, giunto ai 77 anni, ha svelato alla tv nazionale russa che l’URSS negli Anni Settanta fu artefice della nascita del movimento punk, finanziandone le band più importanti: dai Sex Pistols ai Clash, fino ai Ramones. L’Unione Sovietica, dunque, meglio dei discografici, che com’è noto non sempre ci beccano. 
Le rivelazioni di Alexandrei: «Il governo sovietico spese all’epoca centinaia di milioni di rubli per questa operazione destinata a creare un caos totale e indurre la gioventù occidentale a buttarsi sul nihilismo e a un atteggiamento anti establishmen e anti-americano». Lo spione rifletteva sulla valenza di canzoni come «I am an anarchist» o «God save the Queen», che avrebbero sollevato un’onda di cinismo contro le autorità, promosso l’uso di droghe pesanti, rivolto le menti dei giovani a idee rivoluzionarie. Argomenti di peso per i dietrologi di ogni epoca, e infatti Alexandrei si compiace per l’intuizione: «Capimmo che la musica era un potente mezzo di propaganda per raggiungere i ragazzi». Soprattutto, a pensarci oggi, l’operazione di propaganda evidenziava una logica superiore all’ormai famosa fake pipì di Trump sul letto dove Obama e la sua sposa Michelle avevano dormito, a Mosca.
Il sito che in questo tempo di spie e complotti ha rilanciato l’intervista di Voloshin come fresca fresca, worldnewsdailyreport.com, è in realtà un sito satirico anche abbastanza discusso, che si prende gioco delle fake news. Ma mentre proclama di pubblicare notizie inverosimili, dichiara che esse vengono lette anche da coloro che hanno voglia di crederci; in realtà, intercetta pure le passioni di gente che non sta tanto a guardare per il sottile. 
Si scopre che l’articolo sul punk era già comparso nel maggio ’17 sulla pagina Facebook di The Church of the Punk. Indagini più accurate consentono di risalire alla prima diffusione dell’intervista dello spione già nell’aprile del 2015, quando le fake news ancora non erano all’ordine del giorno di chi si avvicinava alla tastiera. Fra una pausa e l’altra, la falsa origine del punk ha continuato ad essere parcheggiata nella cantina della rete, e liberata ogni tanto. Finché snopes.com, specializzato nel rintracciare e castigare balle e leggende che pesca in rete, ha rivelato che quella di Alexandrei è una bella bufala, e il sito che l’ha pubblicata ha fatto il suo bravo disconoscimento.

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