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Tutti contro tutti

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Ma non tutti allo stesso modo

Aerei da guerra siriani hanno bombardato due diversi convogli di miliziani dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (Isis) all’interno dell’Iraq, hanno detto Fox News due alti funzionari della difesa Usa.
I caccia siriani hanno colpito nel corso del fine settimana, sulla base di informazioni d’intelligence iraniane, nei pressi della città di al Qaim, non lontano dal confine. Se confermato, si tratta del primo episodio del genere fin dall’inizio dell’offensiva jihadista in Iraq. 

E’ il tutti contro tutti. Se ognuno si fa i beati affaracci propri come gli avvoltoi iraniani (che riaprono anche l’ambasciata inglese!) e i soliti mestatori americani, Damasco così pensa bene di ridurre la pressione (il che è cosa comprensibile assai) e, giocando anche sulla nuova relazione privilegiata tra Russia e Israele, spera di uscirne indenne.
Peraltro i ribelli iracheni sono in conflitto con la Siria per una rivalità atavica che di sicuro non fece molo onore a Damasco quando la quaterna mondialista (Usa, Inghilterra, Iran e Israele) si cibò del libero popolo e del libero regime di Bagdad.

Quel che risulta sempre più chiaro è che siamo in un tutti con tutti e in un tutti contro tutti. Un’orgia di relazioni ambigue, fatte di alleanze e inimicizie. Il problema è l’assenza dell’Europa. Il resto è consequenziale.

Nello specifico lunga vita ad Assad e che la Siria resti libera; i migliori auspici per i ribelli iracheni – chiunque essi siano – perché puniscano i traditori, invasori, assassini di Saddam. 

E piantiamola una buona volta con le illusioni degli scenari allucinogeni di cui ci si sta nutrendo un po’ troppo spesso. 

 

 

 

 

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