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Un autentico spartiacque

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Togliamoci di torno i bigotti e i repressi!

Il video della giovane e bella premier finlandese Sanna Marin che beve e balla con qualche posa sexy ha diviso ancora gli spettatori “rivoluzionari”.
I filorussi si sono schierati in massa contro di lei perché la Finlandia è contro Mosca, alla quale in passato impartì una lezione storica e il suo popolo è oggi quasi interamente schierato per combatterla nuovamente.
Il vero spartiacque però è un altro che non esito a definire esistenziale e dovrebbe permetterci di fare infine pulizia in un coacervo di cosiddetti antagonisti, che ormai è uno scomposto groviglio di corpi ed anime che non hanno niente in comune.

Tristi bigotti
Il precipitato post-politico proveniente da grandi esperienze del passato, ma ormai rinchiuso in uno scantinato fetente, ha messo insieme tutto e il contrario di tutto. E poiché non ha carattere, ha preso a copiare tutto quello che ha incontrato, modellandosi sulle formine altrui: malavitosi, hooligans, disastrati sociali. In troppi hanno scambiato la Tradizione con la sua negazione codina e bigotta, così stanno appresso ad ayatollah, a pope ortodossi, a repressi sessuali che portano inciso in volto, e nelle fattezze del corpo, il marchio dell’infelicità.
Pieni di maschietti incapaci di rimorchiare che odiano e temono le femmine, di moralizzatori alla Tartufe, di alter-saviani che invocano la veterotestamentaria Gomorra.
Non sanno vivere, non sanno ridere, non sanno fremere. Tutt’al più bevono, ma bevono male, alla Wasp: per ubriacature violente e infelici.

Rivendico
Lo spartiacque passa proprio di là.
Io rivendico tutto quello che, nel bene e nel male, fu affermato dagli anni Venti ai Quaranta e poi ripreso negli anni Sessanta.
Rivendico la vivacità dei corpi, la ricerca della solarità e della vitalità. Rivendico la gioiosità e l’ironia dell’eros, che un’umanità alla deriva ha ridotto putroppo a pornografia.
Rivendico i ritmi musicali potenti, inconsapevolmente dionisiaci, rivendico le esperienze ermetiche dell’On the Road.
Rivendico il tentativo da semidei che i portatori della cultura a cui mi ricollego hanno compiuto sulle liberazioni sociali e sessuali delle persone, e in particolare delle donne (altro che femminismo, noi abbiamo fatto molto di più e molto meglio!). E rivendico il monito di allora, del ’68 dalla “parte sbagliata”, che per assumere una maggior libertà sarebbero servite una maggior responsabilità e una capacità di autodominio. Alcuni ci sono riusciti da soli, molte e moltissimi ci si sono disintegrati.

La categorizzazione è degli stupidi
Forse è un caso se la tristezza esistenziale va a scopa con il partito filo-russo, con le figure di Lavrov, di Medvedev, di Kirill, o forse non lo è. Ma in fondo è un dettaglio di scondaria importanza. Quello che conta è che c’è gente che si ripara dietro pretese repressive per raggiungere quella serenità interiore che non ha e che non troverà mai, soprattutto non per legge.
L’animo dei secondini e dei boia per contrastare una deriva progressista? No grazie!
La pretesa femminista e dei santoni lgbt(e altre lettere) di regolamentare la società per categorie è folle e le negazioni del buon senso che le accompagnano sono aberranti.
Ma non è di certo una contro-categorizzazione che si può avallare.
Le persone valgono di per sé, per quello che sono e per quello che esprimono, per come incarnano tutto quello che le determina: gene, tema astrale, genius loci, gusti, predisposizioni, talenti.
Inutile rammentare che ci furono omosessuali più che ammirevoli a Fiume o a Vichy, perché non è  questo il punto, lo è proprio la categorizzazione astratta e ottusa. Quella categorizzazione che, a seconda del pregiudizio, fa dare sempre ragione ai gay o, addirittura, giustifica il genocidio russo degli ucraìni perché a Kiev sarebbero gay friendly!

La fatta della lepre

Nel suo “Libertà Obbligatoria”, Giorgio Gaber nel 1976 compose il pezzo “La fatta della lepre” che invito tutti ad ascoltare per capire in che sorta di penosa ammucchiata ci si è poi trovati per colpa del populismo e del sovranismo. Si ritrovano ormai vicini, a contatto di gomito, persone di galassie diverse.
Ci sono quelli che hanno appunto la sindrome del secondino, dell’inquisitore e del boia e che pretendono che tutto venga regolato in una triste gabbia asfissiante. E non a caso, tifano per bombardamenti e massacri.
Ci sono quelli che, al contrario, cercano di ordinare la libertà a princìpi superiori ed ancorarla comunque a un’etica.
Cos’hanno in comune? Assolutamente niente. E sarebbe ora che i primi se ne andassero altrove!
I primi, per intenderci, sono quelli che non hanno mosso un dito per le campagne contro il fumo e poi pretendono che tutti si attivino per garantire i loro diritti quando li sentono minacciati, e sono capaci di formare liste per difenderli. Sono gli Scalfaro di adesso.
Io ho difeso il fumo da non fumatore e non ho difeso, né difenderò, i diritti dei capricciosi che si lamentano. Così, io che non sono in nessun modo anti-islamico, a differenza dei primi non provo simpatia per i regimi che vietano l’alcool ma, al contrario, sono ammirato da quello giapponese che lo promuove tra i giovani.
A ognuno il suo!
Ai secondi corrisponde il richiamo a tre parole della mia gioventù: Fascismo, Europa, Rivoluzione!
Ai primi proprio per niente e infatti le hanno rinnegate tutte, o quasi.

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