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Una Mayerling povera

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Tragedia italiana in linea con il domani che ci hanno regalato

“Voglio un qualcosa che mi dia la possibilità di uscire dal posto infernale dove mi trovo, di tornare a fare le cose che facevo prima, cucinare un pasto a mio marito, avere un habitat dove stare”. Queste parole, pronunciate tra le lacrime da Antonia Azzolini, riecheggiano in un video che da due giorni spopola su youTube e Facebook.
Nel video un’intervista rilasciata nel 2010 a una tv locale di Bari dai due coniugi morti suicidi pochi giorni fa, Salvatore De Salvo e, appunto, Antonia Azzolini. Nelle immagini si vede l’uomo che per l’ennesima volta fa richiesta di trovare un lavoro. Lo aveva perso tempo prima e nonostante le diverse richieste di aiuto non aveva mai ottenuto nulla. Qualcuno gli consigliava di fingersi un invalido per avere un posto.
La coppia aveva dovuto lasciare la propria casa e viveva in una casa di accoglienza. Già, perché secondo i criteri del Comune di Bari i De Salvo non avevano diritto a una casa popolare. Ma quei criteri sono sotto la lente di ingrandimento dell’Associazione degli inquilini e non solo. La polemica è scoppiata. In tanti chiedono le dimissioni dell’assessore ai Servizi sociali e c’è già un esposto in procura perché si indaghi sulle sue responsabilità.
Qualcuno punta il dito anche contro il governatore della regione Nichi Vendola, al quale la coppia avrebbe scritto una serie di lettere rimaste senza risposta. E in tanti ora chiedono il lutto cittadino per queste due persone come tante, ennesime vittime della crisi economica e dell’indifferenza. L’unica via di uscita alla sofferenza che erano diventate le loro vite a loro è sembrato il suicidio.
L’OMICIDIO SUICIDIO- Gelosia, tradimento, follia. Niente di tutto questo nel giallo di Bari. Moglie e marito sono stati trovati morti a distanza di poche ore in due luoghi diversi. Lei in in un hotel e lui sul lungomare. La verità è che i due coniugi non avevano più nulla. La crisi aveva fatto perdere il lavoro, i 400 euro di pensione non garantivano la sopravvivenza quotidiana, gli affetti si erano dissolti.
Salvatore De Salvo, 64 anni, bitontino rappresentante di tessuti disoccupato. Si è lasciato morire all’all’alba di domenica nello specchio d’acqua antistante il lido San Francesco, forse dopo aver ingerito barbiturici.
A trovare il cadavere tra le alghe è stato un pescatore dilettante che ha avvisato la Polizia. In serata, il colpo di scena. Nella stanza 448, al quarto piano dell’hotel “7 Mari”, a due passi dalla spiaggia, l’addetto della reception decide di aprire la porta col passepartout e trova il corpo senza vita di Antonia Azzolini, 69 anni, molfettese. La donna, senza vestiti, è distesa sul letto. Sembra addormentata. È la moglie del De Salvo. Lo annunciano i documenti utilizzati nella registrazione per la prenotazione della camera. Potrebbe aver ingerito anche lei barbiturici o essere stata soffocata con un cuscino. A stabilirlo sarà l’autopsia affidata dal sostituto procuratore Emanuele De Maria al prof. Giancarlo Di Vella.
La coppia viveva lì da una settimana dopo aver trascorso il Natale presso alcuni parenti nel Salento. Persone tranquille, cordiali. Forse, un po’ chiuse. Che non parlavano molto ma pagavano con puntualità le consumazioni. Compresa la pizza dell’altro giorno. Il personale dell’albergo, non avendo notizie da venerdì sera, ha deciso di entrare nella stanza. Col trascorrere delle ore il quadro della vicenda si è arricchito di altri particolari. I Carabinieri sono risaliti all’ultimo alloggio dei due (l’ex hotel San Francisco di Triggiano dove erano stati lasciati i bagagli), hanno ricostruito gli spostamenti, rintracciato il figlio che aveva deciso di limitare i contatti al minimo in dispensabile e individuato la molla che ha fatto scattare il gesto di follia.
I numeri dei suicidi per la crisi dunque continuano a crescere. Solo nel 2009 in Italia c’è stato un suicidio al giorno per motivi legati al lavoro. L’Eurispes quantifica in 2.986 i suicidi con un aumento del 5, 6 % rispetto all’anno precedente. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone espulse dal mercato del lavoro (272 in valore assoluto), il 76% a fronte di 85 casi di persone in cerca di prima occupazione. Un altro indicatore della connessione tra aumento dei suicidi e crisi sono i suicidi per motivi economici, che – pur con tutte le difficoltà nel comprendere le motivazioni profonde di un gesto così assoluto – raggiungono sempre nel 2009 il valore più alto degli ultimi decenni con 198 casi, con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente e del 68% rispetto al 2007. E il 2012 si annuncia ancora più terribile.

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